La cronaca

Chiara Petrolini, tra lucidità e orrore: il caso che sconvolge psichiatri e media

Redazione

“Non ho fatto del male ai miei bambini.” “Le gravidanze? Non me le aspettavo, anche se la seconda l'ho un po' cercata, perché la prima è andata male.” “Non ho fatto una cosa cattiva.” È stata definita “una mente lucida, in grado di capire cosa stava facendo” Chiara Petrolini, studentessa e baby sitter di 22 anni, accusata di duplice omicidio e soppressione di cadaveri, con le aggravanti della premeditazione e del rapporto di discendenza. I corpicini dei due neonati furono ritrovati nel giardino di casa. Il programma Incidente Probatorio, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, è tornato a occuparsi del terribile caso di cronaca, partendo dalle dichiarazioni rese dalla ragazza e dalla perizia psichiatrica effettuata dagli esperti nominati dai magistrati. Il quadro emerso è inquietante. Secondo il racconto della giovane, dopo i due parti in casa, il primo bimbo sarebbe nato morto, mentre il secondo sarebbe deceduto dopo lo svenimento della ragazza che, una volta sveglia, si sarebbe accorta che il piccolo era ormai senza vita. Sei psichiatri hanno valutato il quadro clinico di Chiara Petrolini, una ragazza come tante altre, cresciuta in una famiglia benestante della provincia di Parma, che studiava e lavorava. Era una baby sitter molto apprezzata e stimata, viveva ancora con i genitori e aveva un fidanzato.

La Procura sostiene che abbia nascosto le gravidanze anche a Samuel, giovane inconsapevole padre, e che neanche i genitori si siano accorti di nulla durante i nove mesi di gestazione, né nel primo caso né nel secondo. L'orrore è stato svelato il 9 agosto 2024, quando il labrador dei Petrolini e i cani dei vicini hanno scavato in giardino e, appena sotto terra, è spuntato il corpicino di un neonato. Il bimbo, risulterà poi da accertamenti, sarebbe stato partorito il 7 agosto da Chiara, al termine di una gravidanza (la seconda) di cui nessuno, tra familiari, amici e fidanzato, si era accorto. Il piccolo era nato vivo, dunque avrebbe respirato, ed è morto per shock emorragico dovuto al taglio non corretto del cordone ombelicale. Poi, dopo un mese, scavando nell’aiuola, i carabinieri hanno trovato resti risultati compatibili con quelli di un altro neonato di 40 settimane. Il Dna ha poi rivelato che entrambi i neonati erano figli della 21enne e del suo fidanzato storico, suo coetaneo. Gli accertamenti hanno datato i due parti al 12 maggio 2023 e al 7 agosto 2024. Possibile che nessuno si fosse accorto che Chiara era incinta? A quanto pare, tutti erano ignari delle due gravidanze e di quello che ne è seguito. Nel corso delle indagini, Chiara Petrolini è stata più volte ascoltata dagli investigatori e avrebbe dato delle parziali spiegazioni sull'accaduto. Avrebbe partorito di notte, in camera, e avrebbe tagliato da sola il cordone ombelicale. Secondo il suo racconto, i due neonati non respiravano e non emettevano suoni, e lei avrebbe addirittura provato a scuoterli. Di lì, la decisione di seppellirli in giardino: prima a maggio 2023, poi ad agosto 2024. In una nota tecnica redatta dai carabinieri del Racis si fa riferimento anche ai colloqui di Chiara con i sei psichiatri, dunque a una preoccupante “escalation criminale”, con il secondo caso seguito in maniera “ben più lucida e consapevole”. Nel frattempo, è in corso il processo in Corte d'Assise per valutare eventuali responsabilità penali della 22enne.

  

“Questa – ha detto la giornalista Lisa Di Giovanni – è una storia che ha sconvolto tutti, a livello familiare e mediatico. Anche gli stessi psichiatri. La condizione medica della ragazza è stata analizzata da diversi periti, che si sono pronunciati in maniera abbastanza concorde. Tutti sono rimasti senza parole su quanto dichiarato in sede di processo. Ha detto in modo del tutto tranquillo che, dopo aver commesso il primo infanticidio, ha cercato di nuovo il fidanzato per avere una seconda gravidanza e avere un altro bambino, immaginandosi con il carrozzino. Tutto ciò lascia senza parole e fa capire che c'è un disagio forte. Poi, però, quando le hanno mostrato la foto del feto trovato in giardino, lei si è sentita male.” Secondo Lisa Di Giovanni, “le persone che hanno una mente con una certa devianza riescono a mentire e a inventare storie. Ci sono stati altri casi, però, nel corso della storia. Partendo da un infanticidio, dalle analisi è sempre venuto fuori un disagio psicologico, quasi psichiatrico. Su questa vicenda le pensiamo tutte. Poi ci sono altri aspetti. Quando un genitore pensa che qualcosa non va, il figlio s'inventa una storia e in parte ci crede. Il fidanzato non era esperto, avevano avuto rapporti non protetti, ma non si aspettava qualcosa del genere. Ma in nove mesi nessuno ha mai notato la pancia, il che fa pensare tanto.”

“È difficile comprendere tutto quel che è accaduto, senza che ci sia stato nessun precursore rilevante – ha commentato lo psicologo Leonardo Bevilacqua – ma pare che non ci fossero tratti di psicosi che solitamente si associano a queste cose o le precedono. Sono due infanticidi identici, molto sorprendente e difficile credere che questa giovane donna sia riuscita a nascondere due volte la gravidanza a genitori e fidanzato, il fatto mi lascia perplesso. È difficile da comprendere, non rientra nelle statistiche della criminologia classica degli assassini seriali. Solitamente, gli episodi seriali sono preceduti da una progressione e da comportamenti che facciano presagire disturbi psicopatologici. Delitti del genere si associano a status problematici. Una ragazza di 21-22 anni in grado di rimanere incinta, portare a termine la gravidanza e fare quel che ha fatto, partorendo in casa, con una famiglia e un fidanzato accanto. Ci fa pensare che sia particolarmente lucida e fredda, ma è complicato pensare che tutto ciò sia accaduto due volte senza che nessuno si accorgesse di nulla. Rispetto alla particolarità di questo caso, è avvenuto in una famiglia benestante e di buona estrazione, il che dimostra che fatti di questo tipo possono anche verificarsi in assenza di informazioni più tipiche, come il disagio socioeconomico.”