Un’Infanzia da Vivere, una proposta concreta per i giovani delle periferie di Napoli

“Dare alle nuove generazioni un'alternativa alle piazze di spaccio che, come sirene ammaliatrici, attirano ragazzi e ragazze, con il denaro facile ed il potere, sottraendo a loro l'infanzia e la vita stessa” è il progetto che anima “Un'Infanzia da Vivere”, associazione nata nel 2008 a Caivano, nel Parco Verde alla periferia nord di Napoli, con lo scopo di dare un futuro alternativo e migliore a chi sembra invece che abbia un futuro già scritto “attraverso la possibilità di svolgere attività di aggregazioni sane come lavoro e sport” spiega la presidente dell’associazione Chiara Campestre. “Solo il lavoro infatti può dare una chance! Ed è così che nasce il programma "Ripartiamo dai mestieri", con l’obiettivo di creare laboratori di cucina, falegnameria, meccanica e bellezza. Un modo per sperimentare se stessi ed uscire dai soliti orizzonti”.

Tante le storie che si sono affacciate all’associazione Un’Infanzia da Vivere in questi anni, tra quelle cercate e quelle incontrate per caso, storie spesso di noia, disagio, di insoddisfazione e qualche volta di abbandono: “Abbiamo cercato innanzitutto di instaurare rapporti di fiducia ascoltando le loro vicende, le loro emozioni, le loro idee – afferma la presidente. Tante le storie crude, spesso fatte di genitori assenti, di mancanza di figure di riferimento. Questo li ha portati a commettere errori che hanno pagato con le esperienze di vita dura, di allontanamento dalle proprie case, o da ingressi in luoghi come il carcere minorile. Abbiamo cercato di dimostrargli con l’esempio cosa voglia dire il lavoro, la soddisfazione per le proprie capacità, gli abbiamo dimostrato che in loro conservano talenti inespressi, taciuti da scelte sbagliate. Abbiamo, poi, scelto lo sport, come fonte di aggregazione giocoso “allenandoli” alle regole ed alla capacità di relazionarsi all’altro. Molti di loro hanno trovato nei mestieri, nello sport, nella solidarietà la scoperta di qualcosa che sembrava lontano. Qualcuno ha scelto di riscriversi a scuola, altri seguiti fino alla maggiore età, hanno trovato lavoro nelle vicinanze. Altri ancora, con grande coraggio, hanno deciso di spostarsi di regione per lavoro con la speranza sempre di poter ritornare qui e portare le loro competenze. Qualcuno invece si è perso nei meandri di una vita troppo facile”.

  

Quindici anni di attività per “Un’infanzia da vivere” che fino ad oggi ha avuto come unica sede delle attività quella dell’associazione stessa: “Abbiamo sperimentato le attività in sede spesso usando materiali di riciclo, come legno, plastica e carta abbiamo costruito nuovi oggetti, dato forma a prodotti – afferma Chiara Campestre - che poi abbiamo donato o tenuto come risultato di piccoli progetti comunitari. Siamo 6000 abitanti nel Parco Verde e ci occupiamo da anni della raccolta differenziata, abituando anche le persone a dare nuova vita ad oggetti dismessi. Abbiamo avuto anche opportunità di mettere su spesso giornate dedicate al “Trasporto Clean” usando biciclette in nostro possesso. Li’ abbiamo constatato la richiesta ed il piacere delle persone nello spostarsi con codesto mezzo. Da qui l’idea di mettere a disposizione le biciclette ci sono state donate alle persone che ne avessero fatto richiesta. I ragazzi, con grande entusiasmo, si sono cimentati in modifiche ed aggiusti creando anche risultati che hanno prima di tutto soddisfatto le loro capacità ed il loro estro”.

Le richieste però nel tempo sono aumentate, e con loro la necessità di offrire, a chi ne faceva richiesta, un percorso più dignitoso possibile. “Per questo abbiamo anche pensato – racconta in conclusione la presidente Campestre – di coinvolgere persone che nel passato si sono occupati, professionalmente, di mestieri per portare “figure” concrete che diano il senso che ciò che si fa può diventare realtà. L’obiettivo è creare oggi “le tre botteghe” per insegnare mestieri. Renderle attive e produttive”. 

Obiettivo che oggi non sembra più lontano. Grazie al crowfunding di Msd sulla piattaforma Eppela sarà possibile creare un ambiente capace di mettere in campo idee che possano diventare prodotti, cose, oggetti. Obiettivo all’apparenza semplice ma che richiede strumenti concreti, idee, passione e mani e a beneficiare di tutto questo saranno almeno 50 ragazzi del quartiere tra i 10 anni e i 17, che grazie all’associazione avranno la possibilità di riscrivere il loro futuro.