America Latina

Con la vittoria del trumpiano Kast il Cile torna nel "cortile di casa" Usa

Andrea Riccardi

Con la vittoria di José Antonio Kast alle presidenziali in Cile, l'America latina è sempre più  vicina alla Casa Bianca di Donald Trump. Gli Stati Uniti vanno così riconquistato quello che un tempo l'ex Segretario di Stato Usa Henry Kissinger definì "il cortile di casa". Il nuovo governo di centrodestra che si insedierà a Santiago del Cile seguirà l'Argentina di Javier Milei nel predicare tagli alla spesa pubblica, mano dura contro la criminalità organizzata, revisione in senso restrittivo delle politiche migratorie e contrasto all'ideologia woke. Trump e Milei sono stati i primi a congratularsi con Kast per la vittoria strabordante ottenuta al ballottaggio del 14 dicembre contro la candidata del Partito Comunista Jeanette Jara. E neanche 48 ore dopo la chiusura delle urne, il presidente eletto volava per Buenos Aires per certificare la sintonia personale e politica con l'omologo argentino. Si è parlato di intese strategiche, della necessità di consolidare i rapporti economici e di una offerta inedita giunta al vice ministro dell'Economia dell'Argentina José Luis Daza: entrare nel futuro governo Kast con un ruolo di primo piano, ministro delle Finanze o titolare di un super-ministero che comprende Economia, Miniere ed Energia. Daza, nato a Buenos Aires da padre diplomatico cileno, non ha ancora formalmente accettato ma il suo "capo", il ministro Luis Caputo, ha fatto capire che il governo Milei accetterebbe la decisione.

Non si tratta solo di un segno di sintonia politica, ma di una testimonianza concreta della volontà del leader conservatore di portare a Santiago almeno parte della ricetta economica "Milei", specie nei capitoli di deregolamentazione, semplificazione delle pratiche burocratiche e investimenti. Certo l'Argentina presa in carico da Milei nel 2023 versava in una crisi non paragonabile a quella del Cile, ma Kast eredita una situazione sui conti pubblici che merita attenzione: durante il mandato del presidente uscente, Gabriel Boric, il debito pubblico ha raggiunto il livello più alto, collocandosi attorno al 41 per cento del Pil. Il deficit strutturale è rimasto a livelli alti e, come denunciato anche da agenzie di controllo statale, alcune riforme hanno generato spese il cui finanziamento era affidato a entrate sovrastimate. Nel redigere l'agenda di governo, Kast dovrà comunque tener conto anche di un dato non trascurabile: il principale partner commerciale del Cile è la Cina. Un rapporto avviato a inizio secolo con le importanti commesse di materie prime cilene, a partire dal rame, che Pechino ha fatto per alimentare una struttura produttiva. "Kast e' consapevole che il Cile è un importante alleato degli Stati Uniti", ha detto al "Financial Times" Patricio Navia, esperto di America Latina presso la New York University. "Ma capisce anche che la Cina è il nostro principale partner commerciale. Quindi saremo al fianco degli Stati Uniti su tutto, ma senza inimicarci la Cina". D'altro canto, a Buenos Aires Kast offre proprio la possibilità di dare ai prodotti argentini l'accesso privilegiato che il Cile - da membro della Cooperazione Economica Asia-Pacifico (Apec) - ha ai mercati asiatici. Paesi cugini, protagonisti di una crisi di delimitazione territoriale che grazie alla mediazione condotta nel 1984 da Giovanni Paolo II non si trasformò in guerra, Cile e Argentina condividono una frontiera quasi tutta disegnata lungo le Ande.

  

Ed è proprio in una zona di confine, nella provincia argentina di Nequen, che si trova il bacino di shale oil di Vaca Muerta. Un giacimento con enorme potenziale, rimesso in moto dall'ex presidente Alberto Fernandez grazie al quale sembrano ora potersi sviluppare nuove intese di cooperazione economica tra i due Paesi. Quello tra Kast e Milei rimane soprattutto un sodalizio di segno politico, in una regione che sembra sempre piu' orientata a destra. Entro il 2026, i governi di sinistra in America latina potrebbero essere davvero un'eccezione, complice la volontà di Washington di rimettere il continente americano al centro della propria strategia di politica estera, così come certificato nella Strategia di sicurezza nazionale pubblicato all'inizio dicembre. In Venezuela il presidente Nicolas Maduro continua ad esercitare il controllo dell'apparato interno, ma con una pressione inedita rappresentata dalla presenza delle Forze armate Usa nel Mar dei Caraibi. Tolto il Nicaragua e Cuba - la cui tenuta economica e politica sembra sempre più critica -, la sinistra potrà esibire solo altri due governi: quello di Claudia Sheinbaum (il cui mandato scade nel 2030), le cui sorti economiche sono pero' strettamente dipendenti dal vicino del nord, e quello brasiliano di Luiz Inacio Lula da Silva, pronto a ricandidarsi alle elezioni in autunno.