il caso

Ambasciata di Israele contro la giornalista di Radio Canada: "Sfuriata antisemita"

Ignazio Riccio

Radio-Canada, il canale in lingua francese della CBC, è finito nell’occhio del ciclone dopo che una sua corrispondente da Washington, Elisa Serret, ha pronunciato in diretta una serie di commenti che sono stati duramente condannati come antisemiti da diverse organizzazioni ebraiche. L'emittente pubblica ha reagito sollevando la giornalista dal suo incarico “fino a nuovo avviso”.
L’episodio risale a lunedì scorso, durante la trasmissione di attualità “Sur le terrain”. Nel corso della puntata, il conduttore Christian Latreille ha chiesto a Serret come mai gli Stati Uniti faticassero a prendere le distanze dalle posizioni israeliane, anche nei momenti politicamente più delicati. La risposta della giornalista ha suscitato immediate polemiche. “A quanto ho capito e a quanto ne sanno molti analisti qui negli Stati Uniti – ha dichiarato Serret – sono gli israeliani, gli ebrei, a finanziare gran parte della politica americana. Le grandi città sono gestite da ebrei, Hollywood è gestita da ebrei. Qui negli Stati Uniti si tratta di soldi. C'è una grande macchina dietro di loro che rende molto difficile per gli americani staccarsi dalle posizioni di Israele”.

Le frasi, trasmesse in diretta, sono rimbalzate rapidamente sui social media dopo che il gruppo di difesa degli ebrei (CIJA) ha condiviso una clip del programma denunciandone il contenuto come “assolutamente inaccettabile” e accusando l’emittente pubblica di aver dato spazio a “luoghi comuni perniciosi”.
Il CIJA in un post su X ha evidenziato: “L’antisemitismo è assolutamente inaccettabile sulle onde radio canadesi, soprattutto sulla nostra emittente pubblica. Ci aspettiamo una condanna immediata e inequivocabile da parte dei leader istituzionali”.

  

Sulla stessa posizione Israel in Canada. “Siamo rimasti profondamente delusi – ha scritto l’ambasciata israeliana – nell'apprendere della sfuriata antisemita in onda dalla giornalista di Radio-Canada Elisa Serret. Le dichiarazioni della signora Serret sono profondamente offensive per gli ebrei canadesi e alimentano pericolosi stereotipi, frutto di una lunga storia di incitamento alla violenza e di campagne di sradicamento. Confidiamo che la CBC e Radio-Canada adotteranno le misure necessarie per rivedere le politiche interne e attuare misure durature per contrastare ed eliminare l'antisemitismo nei loro luoghi di lavoro e nei loro reportage”.

La reazione politica non si è fatta attendere. Il ministro del Patrimonio Steven Guilbeault è intervenuto già martedì mattina con una dichiarazione ufficiale. “L’antisemitismo – ha affermato – non ha posto in Canada. Quando i giornalisti o chiunque ricopra una posizione di fiducia usano un linguaggio antisemita, rischiano di normalizzare l’odio in modi profondamente pericolosi. L’emittente pubblica appartiene a tutti i canadesi e dobbiamo pretenderne i più alti standard”. Nelle ore successive, Radio-Canada ha annunciato la sospensione immediata della giornalista, che lavora per l’emittente dal 2014. In un comunicato in francese, l'azienda ha ammesso la gravità dell'accaduto:

“L’analisi della nostra corrispondente sulla politica americana in Medio Oriente ha portato ad accuse stereotipate, antisemite, false e dannose contro le comunità ebraiche. Questi commenti inaccettabili violano gli standard giornalistici di Radio-Canada e non riflettono in alcun modo la posizione della nostra emittente. Riconosciamo che queste osservazioni hanno ferito molti telespettatori. Siamo sinceramente dispiaciuti e ce ne scusiamo”.

La vicepresidente del CIJA Quebec, Eta Yudin, ha definito l'allontanamento di Serret “l’unica linea d’azione appropriata”, aggiungendo però che il problema va oltre il singolo episodio. “Non si può permettere che questo incidente passi senza una seria riflessione interna sul danno che una retorica così odiosa infligge ai nostri valori democratici. L’antisemitismo sta corrodendo il tessuto della nostra società”, ha commentato.

Al momento, Elisa Serret non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche. Non è chiaro se verranno intraprese ulteriori azioni disciplinari o se la giornalista potrà rientrare nei ranghi dell’emittente in futuro.
L’episodio riaccende i riflettori sul delicato equilibrio tra libertà di espressione e responsabilità nell’informazione, in un momento storico in cui il dibattito sull’antisemitismo e sul conflitto israelo-palestinese è più acceso che mai, anche nei media occidentali.