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Medioriente, camion e autocisterne: i veri numeri degli aiuti a Gaza

Luca De Lellis

Mentre molti dibattiti internazionali si concentrano su accuse e controaccuse relative al comportamento di Israele a Gaza, emergono cifre che parlano chiaro: gli aiuti umanitari continuano ad arrivare, e nella giornata del 15 settembre risultano secondo fonti attendibili 233 camion entrati nella Striscia di Gaza per scaricare gli aiuti nel valico di Kerem Shalom, a sud della Striscia, che quindi è operativo e in grado di ricevere merci. Di questi camion, circa 70 sono stati ritirati per la distribuzione, ciò vuol dire che parte dell'aiuto sta effettivamente raggiungendo le mani di chi ha realmente bisogno. Poi, e qui soggiace il punto più critico, si contano circa 500 camion in attesa di ritiro: sono aiuti già presenti ma che devono ancora superare ostacoli logistici, burocratici o di sicurezza. Infine, sono entrate nel territorio sotto assedio da parte dell'Idf israeliano anche 5 autocisterne contenenti carburante, imprescindibile per l'energia di quei pochi ospedali ancora agibili e dei trasporti interni che possano consentire ai palestinesi ancora sul territorio di evacuare, come da ordine impartito dal primo ministro Benjamin Netanyahu.

Questi numeri confermano che, nonostante le crescenti tensioni diplomatiche e le critiche nei confronti delle restrizioni imposte al transito e alla distribuzione degli aiuti, la macchina della solidarietà non ha fermato il suo corso. Contrastando, così, la narrazione che dipinge Israele come del tutto impermeabile all’ingresso di forniture. Ciò chiaramente non significa che non ci siano problemi: rallentamenti, ritardi, ostacoli restano evidenti e denunciati, ma i numeri mostrano che parte significativa dell’aiuto riesce ad entrare. Parallelamente alla situazione dei convogli terrestri, uno degli sviluppi più seguiti è la Global Sumud Flotilla (GSF), iniziativa internazionale che mira a rompere il blocco navale israeliano di Gaza attraverso una flotta di imbarcazioni cariche di aiuti umanitari e volontari. Tra droni, ritardi e ostacoli di qualsivoglia genere, la marcia prosegue, e vedremo quale sarà l'accoglienza che Israele riserverà agli attivisti presenti sulle imbarcazioni.