ipotesi guerra aperta

Israele-Iran, il politologo frena l'ottimismo: "Superate le linee rosse"

Si susseguono appelli alla moderazione, ma i rapporti tra Israele e Iran sono sempre più tesi. L'ultima mossa, per ora non rivendicata, ha scelto come teatro di guerra l'Iraq. Intanto, si cerca di intuire quali saranno le strategie dei protagonisti dell'area mediorientale. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, il politologo Charles Kupchan ha provato a tracciare possibili scenari, escludendo in primo luogo che le tensioni siano già superate. "Ci sono segnali positivi, ma ci andrei piano a dire che tra Iran e Israele sia finita qui", ha affermato il docente di relazioni internazionali alla Georgetown University di Washington. 

 

  

 

L’Iran ha fatto sapere che non sta pianificando altri attacchi contro Israele, ma per l'esperto non è tempo di trarre conclusioni. "Israele e Iran hanno entrambi superato delle linee rosse. Teheran ha scagliato più di 300 ordigni sul territorio israeliano. Tel Aviv ha colpito un bersaglio in Iran. I due Paesi sono usciti dalla guerra nell’ombra che avevano condotto finora", ha spiegato. È concreta l'ipotesi, già ripetutamente ventilata, di una guerra aperta? "La linea di condotta degli israeliani è molto chiara: se cercate di farci male, noi lo faremo a voi. Forse questa è stata solo la prima mossa. Tuttavia penso che tanto Israele quanto l’Iran non vogliano arrivare a una guerra aperta", ha detto con nettezza di parole.

 

 

I reciproci attacchi potrebbero essere, al momento, dei segnali politici. Versione dei fatti, questa, confermata anche da Kupchan. "In un certo senso è così. Stanno dimostrando quanto sia forte la loro capacità di deterrenza. Da ciò che sappiamo, risulta che l’Iran abbia informato gli Stati Uniti prima di attaccare. Se avesse voluto danneggiare veramente Israele, probabilmente non lo avrebbe fatto e, inoltre, avrebbe coinvolto gli Hezbollah libanesi", ha detto. Al momento, dunque, non ci sono solo segnali negativi, "se non altro perché gli ayatollah sanno che il regime non sarebbe in grado di reggere un conflitto con Israele, specie se appoggiato dagli Stati Uniti. E, per contro, la maggior parte degli israeliani è consapevole che la difesa aerea potrebbe essere superata se arrivassero ondate di missili da più direzioni. Per esempio dagli Hezbollah", ha concluso.