tensioni nel mar rosso

Mar Rosso, legame Iran-Houthi: la "nave spia" e quel generale segnalato

L'attività degli Houthi procede e non si arresta. Secondo il leader del movimento sciita yemenita, Abdulmalik Al- Houthi, sono in tutto 86 le navi attaccate dal gruppo armato dello Yemen, da cui partono droni e missili a corto raggio destinati a colpire le navi in transito. La tensione sale e l'Occidente si mobilita, cercando di rispondere ai colpi bassi dei ribelli. Chi li guida? Chi fornisce loro le armi? Anche se Teheran, dall'inizio del conflitto scoppiato in Medio Oriente, nega un coinvolgimento diretto, pare che a sostenere gli Houthi in questi attacchi alla libera navigazione e al libero commercio sia proprio l'Iran. 

 

  

 

A ricostruire questo stretto legame tra gli Houthi e l'Iran sono gli Stati Uniti, secondo cui a dirigere il primi attacchi Houthi dall'interno dello Yemen sarebbe stato un alto comandante iraniano, Abdul Reza Shahlai. Come riporta un articolo de Il Giornale, "le fonti di intelligence Humint, gli agenti che raccolgono di informazioni per mezzo di contatti interpersonali e sono presenti in un dato posto, hanno segnalato la presenza del generale Shahlai, attribuendogli il ruolo di comandante delle forze missilistiche e droni degli Houthi". Stando a quanto emerge, questa sarebbe la ragione per cui gli americani offrirebbero “15 milioni di dollari per informazioni su Shahlai”. Questo è quanto riporta Bloomberg. 

 

 

Inoltre, gli Stati Uniti hanno recentemente condotto un attacco informatico contro una nave militare iraniana sospettata di raccogliere informazioni sulle navi mercantili in transito nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Intanto, il ministero degli Esteri iraniano ha condannato "fermamente" i raid aerei israeliani nella provincia settentrionale di Aleppo, in Siria. In una dichiarazione rilasciata ieri e rilanciata dai media nazionali, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha espresso "solidarietà al governo e alla nazione siriani", in particolare alle famiglie delle vittime dei "brutali" attacchi israeliani.