Legami con l'Isis

Parigi, attentatore schedato dagli 007 per "alto rischio di radicalizzazione"

Alessandra Zavatta

Non ce la faceva più a vedere musulmani uccisi in Palestina e in Afghanistan. Così ha detto Armand Rajabpour-Miyandoab ai poliziotti che lo hanno arrestato a Parigi sabato sera dopo che aveva accoltellato a morte un infermiere filippino di 23 anni con passaporto tedesco e poi preso a martellate un turista inglese 66enne che passeggiava lungo quai de Grenelle e un pensionato, attaccare alle spalle. Ma il giovane franco-iraniano che ha gettato la Francia nel terrore non sembra essere un lupo solitario né tantomeno uno squilibrato colto da raptus, nonostante in passato sia stato sottoposto a cura psichiatriche, interrotte però nell'estate del 2022. Il Centro per l'analisi del terrorismo ha segnalato che Armand Rajabpour-Miyandoab aveva legami con Abdoullakh Anzorov, l'assassino di Samuel Paty, il professore ucciso il 16 ottobre 2020 vicino alla scuola dove insegnava, a Conflans-Sainte-Honorine. L'attentatore, 26 anni appena, è conosciuto dai servizi segreti d'Oltralpe, tanto che lo hanno schedato con il contrassegno «S», cioè ad alto rischio radicalizzazione. Ha anche tentato di partire per la Siria ai tempi in cui l'Isis dominava la regione. Un video in cui giura di essere un «soldato» dello Stato Islamico e di voler morire come martire è stato diffuso poco prima dell'attacco.

 

  

 

 

Rajabpour-Miyandoab, secondo fonti investigative, era inoltre in rapporti con Larossi Abballa, l'autore del duplice omicidio degli agenti di polizia Jean-Baptiste Salvaing e Vanessa Schneider, avvenuto nel giugno 2016 a Magnanville, nell'Île-de-France. Due anni dopo si era messo in contatto anche con Adel Kermiche, l'islamista che aveva assassinato padre Jacques Hamel, 85 anni. Sgozzato il 26 luglio 2016 al termine della messa davanti a tre suore e ai parrocchiani. L'attentatore aveva inserito Abballa tra i suoi amici su Facebook e avrebbe conversato più volte con il killer di padre Hamel. Inoltre era in contatto con Maximilien Thibaut, jihadista francese partito per la Siria ed ex componente del gruppo Forsane Alizza che attraverso la jihad voleva instaurare un califfato in Francia. Ma dopo quattro anni di carcere per essere stato coinvolto in un progetto di attentato a La Defense, il quartiere degli affari di Parigi, Rajabpour-Miyandoab sembrava essersi allontanato dalla religione e aver intrapreso un percorso di riabilitazione, accompagnato da psicologi. Secondo un rapporto del 21 aprile scorso pubblicato dal quotidiano «Le Parisien», il giovane «non aveva alcuna pericolosità di ordine psichiatrico» ei medici ne avevano constatato «un'evoluzione positiva». 

 

 

 

Nonostante nel settembre 2022 i giudici di sorveglianza hanno consigliato un «supplemento di cura». Rajabpour-Miyandoab viveva a Essonne con la famiglia. I genitori e la sorella sono stati fermati ieri dalla polizia. «Era impressionante questo ragazzo con il barbone, comunque mai aggressivo», sostengono i vicini di casa. La mamma ha, invece, spiegato ai gendarmi che da un mese era «preoccupata per i comportamenti del figlio, sempre più taciturno». Una curiosità lega questo attacco con quello di «Charlie Hebdo» del 7 gennaio 2015: ad intervenire per primo anche in questo caso è stato Patrick Pelloux, presidente dei medici d'urgenza, lavora al Samu, il 118 di Pargi. «Pure la moglie del turista tedesco è infermiera-racconta-Mentre soccorrevo l'uomo ferito mi diceva che farmaci usare. Purtroppo quel giovane non ce l'ha fatta». Intanto il governo francese, su richiesta del presidente Emmanuel Macron, ha rafforzato le misure di contrasto al terrorismo. Per le Olimpiadi verranno creati «cordoni di sicurezza» che impediranno l'ingresso delle persone in alcune zone di Parigi. Si poteva prevenire questo attentato? Il 16 ottobre scorso il ministro degli Interni Gérald Darmanin aveva reso noto che in Francia ci sono 489 persone «considerate pericolose e schedate dalle forze dell'ordine».