riforma della giustizia

Israele, proteste e scontri spaventano Netanyahu: il premier parla alla nazione

Si infiammano le proteste in Israele e, nel giorno più violento con scontri, feriti e sciopero, il primo ministro Benjamin Netanyahu si arrende e parla alla nazione annunciando di voler congelare la riforma della giustizia. La proposta di rivoluzionare il sistema ha scatenato le più grandi proteste in Israele da decenni e, adesso, ha provocato una profonda spaccatura politica. Un testo, quella della riforma, portato avanti dal ministro della Giustizia Yariv Levin, collega di partito di Netanyahu nel Likud, e dal deputato sionista Simcha Rothman, che presiede la commissione della Knesset per la legge e la giustizia. 

Il partito israeliano di estrema destra Potenza ebraica di Itamar Ben Gvir, membro della coalizione di governo in Israele, ha annunciato che il premier Benjamin Netanyahu rinvierà il dibattito sulla riforma giudiziaria alla prossima sessione della Knesset, che la prossima settimana andrà in pausa per la festività della Pasqua ebraica e tornerà a riunirsi a inizio maggio, e che in cambio dell'appoggio di Ben Gvir al rinvio verrà formata una 'guardia nazionale' sotto il controllo del suo ministero della Sicurezza nazionale. Lo riportano i media israeliani. Al momento Netanyahu non ha rilasciato dichiarazioni in merito.

  

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Fra le misure più contestate c'è quella in base alla quale il potere della Corte suprema di rivedere o respingere le leggi verrebbe indebolito: basterebbe una maggioranza semplice in Parlamento per annullare le decisioni della Corte suprema, sottolinea la Bbc. La Knesset è composta da 120 seggi: secondo la proposta, con 61 voti, quindi con un solo voto di scarto, sarebbe possibile annullare quasi tutte le sentenze dell'Alta Corte.

Altro punto controverso è quello che consentirebbe ai politici di nominare la maggior parte dei giudici. Il governo avrebbe un'influenza decisiva su chi diventa giudice anche alla Corte Suprema, aumentando la sua rappresentanza nella commissione che li nomina.

Chi critica il piano sostiene che la riforma intenda fornire uno scudo a Netanyahu, attualmente sotto processo per corruzione e che ha sempre negato le accuse, e aiutare l'esecutivo ad approvare leggi più facilmente. In un Paese in cui il presidente non ha il potere di rimandare le leggi al Parlamento, quest'ultimo è monocamerale e non c'è una Costituzione scritta, la Corte suprema svolge un ruolo di 'check and balance'. Se, anche a seguito di un congelamento del testo, il piano di riforma dovesse poi andare avanti nella sua forma attuale, il Guardian sottolinea che probabilmente Israele si ritroverebbe in una crisi costituzionale senza precedenti, in cui la Corte suprema potrebbe annullare alcune parti o tutta la legge disegnata per limitare i suoi poteri e il governo potrebbe scegliere di non adeguarsi.