crisi ucraina

Svolta "filorussa" dei grandi giornali: "Caro Zelensky, ora devi sederti a trattare con Putin"

Qualcosa sta cambiando nella percezione "occidentale" del conflitto ucraino. Se fino ad oggi tanto la Nato che l'Europa hanno sostenuto la necessità di restare al fianco di Kiev fino a quando Zelensky lo vorrà, con l'obiettivo dichiarato di riprendersi tutti i territori illegalmente annessi dai russi, compresa la Crimea ormai conquistata nel 2014, ora lo stallo sul campo di battaglia e l'arrivo dell'inverno che potrebbe congelare ulteriormente il fronte bellico spingono diversi osservatori a invocare un cambio di passo. E cioè l'apertura di una seria trattativa con Mosca.

Ma a far notizia è anche lo spazio che viene dato a queste posizioni su alcuni degli organi di stampa finora più allineati alla posizione del sostegno senza se e senza ma a Kiev. Oggi ad esempio sono stati pubblicati due lunghi interventi "analoghi" su Stampa e Corriere. Il quotidiano torinese dedica addirittura due pagine a un intervento fiume di Charles A. Kupchan, professore di Affari internazionali all'Università di Georgetown. Il senso del testo è il seguente: "E' l'ora di trattare, perché l'Ucraina lotta legittimamente per la sua sovranità ma i suoi obiettivi non possono portare alla guerra mondiale". Kiev, al proposito, dovrebbe valutare seriamente delle soluzioni di compromesso su Kiev e sulle regioni occupate del Donbass.

  

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Kupchan sottolinea come il rischio di escalation sia dietro l'angolo, anche perché alcuni attacchi effettuati dall'Ucraina non sarebbero stati condivisi con la Nato. Non è un caso che solo pochi giorni fa la Casa bianca abbia fatto trapelare il contenuto di una telefonata intercorsa tra Joe Biden e Volodymyr Zelensky nel mese di giugno, in cui il presidente Usa si sarebbe mostrato profondamente irritato con quello ucraino a causa delle iniziative belliche di Kiev non condivise con Washington, non ultimo l'attentato sul suolo russo in cui ha perso la vita la figlia del filosofo putiniano Dugin,

Kupchan suggerisce anche una possibile base di trattativa, ovvero l'accettazione da parte dell'Ucraina dello status di Paese neutrale, come la Svizzera. Addio, quindi, all'adesione alla Nato e all'Unione europea. Ma pace.

Parole simili sono pronunciate dall'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato maggiore della Difesa, in un'intervista al Corriere della Sera. Sostanzialmente, per Cavo Dragone, non può esserci una soluzione militare alla crisi, "perché la Russia non ha conseguito i suoi scopi strategici ma, tuttavia, i territori invasi non possono essere riconquistati". Il periodo invernale, spiega l'ammiraglio, congelerà il fronte e comincerà una lunga guerra di trincea. Poi le ostilità riprenderanno in maniera più violenta in primavera. A meno che, nei mesi che ci separano da quell'orizzonte, la comunità internazionale non spinga per una vera trattativa. Che poi è l'auspicio di Cavo Dragone e di una fetta sempre più consistente dell'opinione pubblica occidentale.