l'esplosione

Ponte della Crimea distrutto. Il messaggio a Putin che stravolge la guerra

Giada Oricchio

Gli ucraini rivendicano, seppur non apertamente, la parziale distruzione del ponte di Kerch avvenuta questa mattina all’alba e si moltiplicano gli appelli ad abbandonare la Crimea. Poco fa, Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha scritto sul suo account Twitter: “Crimea, il ponte, l'inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve essere restituito all'Ucraina, tutto ciò che appartiene all'occupazione russa deve essere espulso”. Il post sembra suggerire la responsabilità di Kiev nell’esplosione che ha interrotto la via di collegamento tra la penisola della Crimea e la terraferma russa. E l’Unian riferisce, citando fonti della sicurezza di Kiev, che l’attentato “è opera dei servizi segreti ucraini”. Lo scopo è chiaro: tagliare i rifornimenti alle forze armate di Putin così da favorire l’avanzata dei soldati ucraini nel sud verso Kherson.

 

  

Intanto si moltiplicano sui social, i video che mostrano la potentissima deflagrazione causata (pare) da un camion bomba lanciato contro alcuni serbatoi di carburante. Le immagini sono impressionanti: si vede una sezione del ponte che affonda in mare e un treno avvolto dalle fiamme oltre al crollo della parte di strada riservata al traffico ferroviario.

Fin dal primo momento, il Cremlino ha accusato i sabotatori ucraini definendoli “vandali distruttori”, mentre il canale Telegram Generall SVR ha rivelato che il presidente russo Vladimir Putin sta tenendo riunioni di emergenza per decidere come rispondere all’incidente sul ponte e ha sottolineato che la situazione in Crimea sta per peggiorare: "Ai funzionari di alto livello è stato consigliato di portare le famiglie in aree sicure in Russia perché le regioni di Bryansk, Kursk, Belgorod, Voronezh e Rostov non lo sono. Il Cremlino ritiene che la situazione in Crimea potrebbe precipitare. Da parte nostra, raccomandiamo di nuovo di lasciare la regione sul Mar Nero in ogni modo possibile o di fare scorta di cibo e beni di prima necessità per diversi mesi”.