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Putin vede Erdogan: asse anti-Nato tra Iran, Russia e Turchia. Il piano sul grano non c'è

Quello in Iran è solo il secondo viaggio internazionale di Vladimir Putin dall'invasione dell'Ucraina. E ha un alto valore simbolico. Mentre i missili russi continuavano a cadere su città e villaggi nell'est e nel sud dell'Ucraina - colpendo Kramatorsk e Slovyansk, dove diverse persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie - il presidente russo partiva per la sua quinta visita a Teheran per incontrare i presidenti di Iran e Turchia, rispettivamente Ebrahim Raisi e Recep Tayyip Erdogan, un tentativo di approfondire i legami con i pesi massimi della regione in aperta sfida agli Usa e all'Europa.

In agenda, la proposta Onu per sbloccare le esportazioni di grano ucraino (sulla quale è giunta una prima intesa nella riunione della scorsa settimana a Istanbul), la Siria e il conflitto in Ucraina. Prima Putin ha incontrato Raisi, poi è stata la volta dell'ayatollah Ali Khamenei.

  

Successivamente l'atteso faccia a faccia con Erdogan, al quale si è poi sommato Raisi per il trilaterale in formato Astana Iran-Turchia-Russia. Putin ha ringraziato Erdogan per la sua mediazione per aiutare a "fare progressi" per un accordo sulle esportazioni di grano ucraino: "non tutte le questioni sono risolte, ma è positivo che ci sono stati alcuni progressi", ha detto il leader del Cremlino. Erdogan, dal canto suo, ha definito "molto positivo l'approccio" della Russia durante i colloqui della scorsa settimana a Istanbul sull'export del grano dall'Ucraina. E ha anche espresso la speranza che venga raggiunto un accordo e ha aggiunto che "il risultato che verrà fuori avrà un impatto positivo sul mondo intero".

Il viaggio di Putin a Teheran, il secondo internazionale dopo quello di giugno in Tagikistan e Turkmenistan, che punta anche a non farlo sembrare isolato sulla scena internazionale, si muove su un doppio binario. Da una parte stringere i legami con l'Iran, uno dei pochi alleati internazionali rimasti, con il quale la Russia condivide il fatto di essere obiettivo di sanzioni internazionali e che Mosca vede come potenziale partner militare e commerciale (secondo la Casa Bianca ci sarebbero stati contatti fra i due per un possibile acquisto di droni iraniani da usare in Ucraina). Dall'altra la possibilità di un incontro di alto livello con Erdogan, che ha provato a proporsi come mediatore nel conflitto fra Russia e Ucraina e come negoziatore per lo sblocco dell'export di grano attraverso il Mar Nero. La Turchia, d'altra parte, è in una posizione negoziale unica: membro Nato, si è trovata contrapposta a Mosca nei conflitti sanguinosi in Azerbaigian, Libia e Siria, e ha anche venduto droni che le forze ucraine hanno usato per attaccare la Russia, ma non ha imposto sanzioni al Cremlino (anche perché conta pure sul mercato russo per fare i conti con un'inflazione galoppante). Fra l'altro la visita di Putin giunge solo pochi giorni dopo il viaggio di Joe Biden in Israele e Arabia Saudita, rivali di prim'ordine dell'Iran.

A proposito delle relazioni Russia-Iran, Putin ha detto a Raisi che "si stanno sviluppando a un buon ritmo". Mosca e Teheran "rafforzano la loro cooperazione sulla sicurezza internazionale e contribuiscono in modo significativo alla risoluzione della questione siriana", ha aggiunto, mentre Raisi ha espresso la speranza che la visita di Putin contribuirà ad ampliare la cooperazione su questioni regionali e internazionali.

Nel trilaterale del formato Astana, di Putin-Raisi-Erdogan, sul tavolo il decennale conflitto in Siria, dove appunto Iran e Russia sostengono Assad mentre la Turchia sostiene le fazioni armate dell'opposizione. L'obiettivo è quello di una risoluzione politica, ma i colloqui giungono in un momento particolare, cioè dopo la minaccia turca di qualche mese fa di lanciare una nuova offensiva militare nel nord della Siria per cacciare i combattenti curdo-siriani appoggiati dall'Usa dall'area lungo i suoi confini, una mossa che secondo Ankara dovrebbe servire a creare una 'safe zone' per incoraggiare il ritorno volontario di rifugiati siriani.

Incontrando Erdogan, Khamenei ha lanciato un avvertimento chiaro: "Qualsiasi tipo di attacco militare nel nord della Siria danneggerà sicuramente la Turchia, la Siria e l'intera regione, e favorirà i terroristi". Per il leader supremo iraniano, appunto, è necessario "porre fine alla questione attraverso colloqui". Iran e Turchia, intanto hanno firmato accordi preliminari sulla cooperazione in vari campi tra i due Paesi, che riguardano investimenti, diplomazia, media e affari.