sangue in donbass

Ucraina, missili russi sugli ospedali. Severodonetsk, 800 civili nel bunker della fabbrica chimica: "Sostanze esplosive"

La guerra d'attrito nel Donbass lo scontro si fa sempre più sanguinoso. Immagini satellitari mostrate dalla Cnn documentano il bombardamento da parte russa di due ospedali nella parte della regione in mano ucraina, uno a Severodonetsk e l’altro a Rubizhne. Nella prima città, dove le forze ucraine stanno cercando di respingere i russi, si vedono vari edifici distrutti nel complesso ospedaliero, distinguibile per una croce rossa dipinta sul tetto. A Rubizhne, oltre all’ospedale è stato distrutta una vicina fabbrica farmaceutica.

 

  

A Severodonetsk, in particolare, è guerra urbana. Il sindaco di Oleksandr Striuk ha affermato: "Grandi quantità di artiglieria e di equipaggiamento si trovano in città. Cercano di attaccare, noi stiamo cercando di fermarli", mentre circa 800 civili hanno trovato rifugio nei bunker all’interno della fabbrica chimica Azot  dove sono in corso violenti combattimenti tra forze russe e ucraine. Lo ha riferito un avvocato che lavora per il gruppo di Dmytro Firtash, proprietario dell’impianto ed alleato dell’ex presidente filo-russo Viktor Yanukovych. "Tra questi 800 civili, ci sono 200 dei 3000 impiegati della fabbrica e circa 600 abitanti della città", si precisa nel comunicato. I dipendenti sono rimasti sul posto nel tentativo di mettere in sicurezza parte delle "sostanze chimiche altamente esplosive dello stabilimento". 

 

A sentire i russi, le forze armate di Mosca hanno respinto la controffensiva ucraina a Severodonetsk, ultima roccaforte di Kiev nel Lugansk insieme alla contigua Lysychansk, e avrebbero recuperato il controllo dell’intera area residenziale del centro amministrativo. "Lo sforzo per conquistare la zona industriale e le località popolate vicine sta continuando. Un’offensiva è in corso nel settore di Popasna", ha dichiarato in una teleconferenza il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, secondo il quale "ad oggi, il 97% del territorio della Repubblica popolare di Lugansk è stato liberato". Appena due giorni fa, il governatore ucraino dell’Oblast, Sergiy Gaidai, aveva affermato che i difensori avevano "ripulito" metà della città. Alle truppe ucraine è stata probabilmente fatale la distruzione, comunicata ieri dalle milizie separatiste, del ponte che collegava Lysychansk e Severodonetsk, rispettivamente sulla sponda occidentale e orientale del fiume Severskiy Donets. In questo modo le forze di Kiev che erano accorse a Severodonetsk per il contrattacco avrebbero perso la possibilità di ripiegare su Lysychansk e sarebbero rimaste intrappolate sotto il sempre più intenso fuoco dell’artiglieria russa, che sta infliggendo danni crescenti anche alla stessa Lysychansk, dove ieri sono calati da Nord, grazie al controllo del fondamentale nodo autostradale di Rubizhne, i soldati separatisti.

 

Nel Donetsk, l’altra regione del Donbass contesa, il ministro degli Esteri dell’autoproclamata repubblica, Natalia Nikonorova, ha affermato che i separatisti e i loro alleati russi controllano oltre il 70% del territorio della regione. Sul fronte meridionale, la marina ucraina afferma di aver respinto la flotta russa "di più di cento chilometri" dalle sue coste, anche se permane "la minaccia di attacchi" dal Mar Nero. 

Kiev, inoltre, ha accusato oggi l’esercito russo di aver imprigionato quasi 600 persone nella regione di Kherson, interamente occupata dalle forze di Mosca, e di averle, in alcuni casi, deportate in Crimea o addirittura sottoposte a tortura. Sono "principalmente giornalisti e attivisti". Tamila Tacheva, rappresentante del presidente ucraino per la Crimea, ha detto: "secondo le nostre informazioni, sono detenuti in condizioni disumane e sono vittime di tortura".