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Corea del Nord, l'esplosione Covid è colpa della parata militare

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"Incriminata" la parata. Evento super-diffusore. La diffusione «esplosiva» del Covid-19 nella Corea del Nord di Kim Jong Un, dove praticamente non c’è stata campagna vaccinale e dove scarseggerebbero i test che la Corea del Sud si è offerta di fornire, sarebbe da ricondurre all’enorme parata militare dello scorso 25 aprile.

Diversi soldati coinvolti sono risultati positivi al virus, segnala Radio Free Asia che cita sue fonti nel "regno eremita". A quella parata c’erano 20.000 soldati e allora la Corea del Nord ancora non aveva mai confermato neanche un solo contagio da Covid-19 dall’inizio della pandemia oltre 2 anni fa. Questa settimana Pyongyang ha confermato i primi casi e si rischierebbero 34.000 morti. E Kim Jong Un, che ha "redarguito" per i ritardi nella risposta alla diffusione del virus, ha ora mobilitato l’esercito, soprattutto per la distribuzione dei medicinali, dopo che è stato ordinato il lockdown. «Ha criticato con forza il governo e il settore della sanità pubblica per il loro atteggiamento irresponsabile nel lavoro e nell’organizzazione», ha riportato la Kcna, dopo che il leader nordcoreano aveva ordinato di «frenare assolutamente la diffusione del pericoloso virus». Ordini che però sono caduti nel vuoto.

 

 

 

 

Nel frattempo la Corea del nord, con 25 milioni di persone, segnala più di 1,2 milioni di persone con «febbre» da fine aprile e 50 decessi. E, dopo aver rifiutato milioni di dosi di vaccini anti-Covid tramite il programma Covax, non avrebbe ancora risposto - secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap - alle offerte di aiuto arrivate da Seul, pronta a fornire vaccini, medicine, mascherine e test, ma anche la sua esperienza nella battaglia contro il coronavirus. Anche la Cina - che pure combatte la sua battaglia contro Omicron - e la Russia si sono dette pronte ad aiutare la Corea del Nord. Per Oh Myoung-don, esperto di malattie infettive della Seoul National University citato dal Washington Post, potrebbe essere troppo tardi per i vaccini: «Certamente sono importanti, ma purtroppo potrebbero non svolgere un ruolo significativo per contenere questo focolaio». Ci vorrebbe più di un mese per farli arrivare in Corea del Nord, distribuirli, somministrarli, mentre - ha detto - al "regno eremita" serve aiuto subito, anche antivirali, per le persone già contagiate. E, ha osservato, il timore è che il bilancio superi i 34.000 morti.

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