inflazione alle stelle

Embargo alla Russia, così schizza il prezzo del petrolio

Luigi Frasca

L’Unione Europea sta considerando di bandire completamente il greggio russo: si tratta di una misura che, se attuata in modo repentino, porterebbe i prezzi del Brent alla cifra record di 185 dollari al barile. È la stima dell’ultimo rapporto di Jp Morgan, dal titolo «Il mercato ha bisogno di tempo per adattarsi». Il «volo» del barile del Mare del Nord si verificherebbe in quanto, secondo gli esperti, più di 4 milioni di barili al giorno di petrolio russo verrebbero giocoforza reindirizzate verso la Cina, l’India o altri potenziali acquirenti. Va considerato peraltro che dall’inizio della guerra, Cina, India e Turchia hanno aumentato i loro acquisti di petrolio russo di 760.000 barili al giorno: questo testimonia il loro «appetito» verso il greggio proveniente da Mosca.

Gli economisti di Jp Morgan stimano che entro il 2022, con il bando della Ue, il petrolio russo che non verrà più esportato ammonterebbe a 2,1 milioni di barili al giorno. Qualora invece lo stop al petrolio avvenisse in modo più graduale, gli economisti di Jp Morgan ritengono che ci sarebbe a quel punto più tempo per la Russia per regolare i flussi di petrolio e il mercato avrebbe così tempo «per riempire almeno in parte il buco di dimensioni russe nell’offerta globale di greggio».

  

 

 

 

 

Nel report, si fa il bilancio delle otto settimane dal 24 febbraio e cioè dall’invasione russa dell’Ucraina: «Le perdite delle esportazioni di petrolio russo sono state la metà del calo che ci aspettavamo in precedenza». Cifre alla mano, il report evidenzia che i carichi settimanali al 16 aprile sono stati pari a 7,3 milioni di barili al giorno, solo 330mila barili in meno rispetto ai 7,58 milioni di barili al giorno di febbraio, prima cioè dell’inizio della guerra. La stima ora è che le interruzioni della produzione russa ammonteranno ad aprile a 1,5 milioni di barili al giorno, contro la previsione iniziale di 2 milioni. Per il resto dell’anno, resta la previsione di un calo di un milione di barili al giorno di esportazioni russe. «Alla base della nostra proiezione - spiegano gli economisti di Jp Morgan - c’è l’ipotesi che gli acquirenti europei taglino i loro acquisti di petrolio russo di circa 2,0-2,5 milioni di barili al giorno entro la fine dell’anno e che la Russia sia in grado di reindirizzarne solo circa 1 milione di barili». Il restante petrolio verrebbe acquistato da Cina, India e Turchia, che peraltro hanno già aumentato i loro volumi ai livelli pre-Covid e che «con il tempo, potranno probabilmente importare un ulteriore 1 milione di barili al giorno oltre a quello che stanno importando oggi».