paura in afghanistan

Afghanistan, cosa sta succedendo a Kabul: la svolta moderata dei talebani è solo una trappola

Andrea Amata

I talebani si impegnano a concedere un'amnistia generale per tutti i funzionari delle autorità afghane e invitano le donne ad entrare al governo, "ma secondo le regole della Sharia", la legge islamica. Così si è espresso Enamullah Samangani, membro della commissione Cultura degli insorti, indicando, almeno a parole, la svolta moderata su cui è legittimo dubitare per i comportamenti pregressi degli “studenti islamici” nella lapidazione di donne e nelle esecuzioni sommarie.

Lo scetticismo degli osservatori internazionali, provocato dalle parole elastiche del rappresentante del neo Emirato Islamico, è fondato, evocando l’immagine del lupo travestito da agnello pronto ad organizzare l’agguato per azzannare e sbranare la preda. D’altronde esortare le donne a partecipare al governo afghano e contestualmente sottoporle alla Sharia significa compiere un capolavoro ossimorico, perché la dignità delle donne è inconciliabile con i precetti della legge islamica.

  

La Sharia, a cui le donne per governare dovrebbero sottomettersi, è la negazione di qualsiasi fremito di libertà, sancendone la totale e opprimente subordinazione esteriormente declinata nella sepoltura del burqa.  Nei Paesi retti dalla sharia islamica viene attuata la più feroce vessazione nei confronti delle donne con la pratica atroce della lapidazione delle adultere, con le scudisciate inflittele perché si sottraggono alla vigilanza del guardiano maschio, con l’abuso delle bambine obbligate ad unirsi a uomini attempati e con altre brutalità che ne sopprimono la soggettività, degradandole ad oggetti su cui infierire. La prospettiva di essere asserviti ai talebani è stata la molla della disperazione che ha scatenato l’assalto all’aeroporto di Kabul con uomini aggrappati alle ruote del Boeing C-17 che, dopo il decollo, ha scaraventato nel vuoto quei corpi bramosi di libertà.

Le immagini dei falling men, i corpi che precipitano nel vuoto, sono iconiche e strazianti perché illustrano la tenacia di volersi salvare dai criminali tagliagole, preferendo l’incertezza di un volo proibitivo e tremendamente temibile alla certezza dell’inganno e della cruenta sudditanza. Dopo 20 anni di presenza delle forze Nato, con circa 2.500 militari americani morti e spese per migliaia di miliardi, il ritiro doveva essere cadenzato da maggiore gradualità, mentre il repentino abbandono del teatro afghano ha gettato nel panico la popolazione con il conseguente caos che si è materializzato nell’assalto alle piste dell’aeroporto di Kabul e nei tentativi di arrampicarsi sugli aerei in partenza dalla capitale afghana.

Le organizzazioni internazionali non possono assistere passivamente all’instaurazione di un regime liberticida fondato sul terrore, abbandonando la popolazione locale alla crudeltà di una cultura retriva. L’Occidente ripristini una vocazione strategica nell’area afghana, evitando di infangare l’eredità morale di un impegno ventennale che è suggellato dal sangue dei suoi servitori.