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Brexit: Europa e Gran Bretagna a un passo dalla rottura

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Per superare lo stallo sulla Brexit, il premier britannico, Boris Johnson, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, proveranno a parlarsi di persone; e Bojo «nei prossimi giorni» volerà a Bruxelles. Perchè ormai è ufficiale: allo stato attuale non ci sono le condizioni per un accordo post- Brexit tra l’Ue e la Gran Bretagna.

Lo hanno scritto nero su bianco in un comunicato congiunto i due al termine di un’estenuante telefonata. La possibilità che il Regno Unito lasci definitivamente l’Unione europea il 1 gennaio senza alcun accordo sembra ormai a un passo. E i nodi sono sempre gli stessi: la pesca delle flotte europee nelle acque britanniche, la politica di concorrenza, la governance delle future relazioni tra le due parti.

Al termine di una giornata tesa e complicata, non è bastata la lunga ed estenuante telefonata tra i due, entrati in azione dopo che ormai erano incolmabili le distanze tra le due squadre di negoziatori, a riavvicinare le posizioni. A Londra, da Downing Street, fanno sapere che «ci sono tutte le condizioni» affinché si vada al no-deal. D’altronde l’apertura di Bojo, «il ramo d’ulivò» teso all’Ue - l’impegno a ritirare gli emendamenti dall’Internal Market Bill che hanno fatto infuriare l’Ue perché violano il protocollo irlandese dell’accordo di recesso firmato dallo stesso Boris Johnson- è una concessione minima che non regge. In sintesi, le divergenze che si trascinano da mesi rimangono tutte sul tavolo: «Le condizioni per un accordo non sono soddisfatte, a causa delle persistenti divergenze sulle criticità», hanno sottolineato i due leader nella breve nota congiunta. «Abbiamo incaricato i nostri capi negoziatori di preparare una panoramica delle differenze, che sarà discussa personalmente nei prossimi giorni».

I negoziati restano bloccati su tre questioni: i diritti dei pescherecci europei di pescare nelle acque britanniche, le regole di concorrenza e gli aiuti di Stato e la gestione legale delle future relazioni, in particolare la risoluzione delle controversie. I capi di Stato e di governo dell’Ue hanno un vertice all’ordine del giorno giovedì e venerdì e varie fonti diplomatiche hanno lasciato intendere che i governi speravano che la questione Brexit fosse risolta prima del vertice.

L’annuncio della visita di Johnson a Bruxelles, intanto, suggerisce che le squadre negoziali hanno già raggiunto il limite dei loro termini e che ora la decisione finale, e politica, è nelle mani dei massimi vertici. Nel pomeriggio, dopo che il capo negoziatore europeo, Michel Barnier, aveva ammesso davanti agli ambasciatori l’Ue l’assenza di progressi nei colloqui, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e von der Leyen, hanno avuto una videoconferenza con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron. E ormai è una corsa contro il tempo.

Il Regno Unito si è formalmente ritirato dall’Ue quest’anno e le parti hanno concordato un periodo di transizione fino al 31 dicembre, quando Londra uscirà definitivamente dal mercato unico e dall’unione doganale. Il periodo di transizione era stato definito proprio per permettere a Londra e Bruxelles di negoziare un accordo su come funzioneranno le loro relazioni commerciali dal primo gennaio 2021, ma finora gli sforzi per raggiungere un’intesa non hanno avuto successo. Ma bisogna sbrigarsi: perché l’accordo, se mai ci sarà, dovrà essere ratificato dai ventisette, dalla Camera dei Comuni e dal Parlamento europeo. E il 31 dicembre è dietro l’angolo. 

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