medio oriente

La pace tra Israele ed Emirati fa infuriare la Palestina. Ritirato l'ambasciatore da Abu Dhabi

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncia che Emirati Arabi Uniti e Israele hanno concordato di stabilire piene relazioni diplomatiche, in un accordo che prevede lo stop all’annessione dei territori occupati in Cisgiordania, che i palestinesi considerano parte del loro futuro Stato. Gli Emirati diventano così il primo Stato del Golfo persico e il terzo Paese arabo ad avere relazioni diplomatiche attive con Israele (oltre a Egitto e Giordania). Trump ha esultato parlando di «ENORME svolta», e poi con i giornalisti alla Casa Bianca di un «momento davvero storico».

Se non una svolta, un momento importante potrebbe essere anche per lui in vista delle elezioni di novembre, dove spera di essere rieletto. È infatti una rara vittoria diplomatica da sbandierare agli elettori, mentre la fine della guerra in Afghanistan ancora non è andata in porto, così come la pace tra israeliani e palestinesi, o una grande svolta sull’Iran. Infatti, a proposito di Teheran, ha guardato al post-voto: «Se vincerò le elezioni, otterrò un accordo con Teheran nel giro di 30 giorni». E il segretario di Stato Mike Pompeo ha previsto che la cerimonia della firma dell’intesa potrebbe avvenire alla Casa Bianca, scenario che darebbe lustro e visibilità a Trump.

  

Per Israele, l’annuncio arriva dopo che per anni il premier Benjamin Netanyahu si è vantato di stretti legami con i Paesi arabi. Gli stessi anni in cui ha spinto per la costruzione di insediamenti su terreni che i palestinesi considerano parte del loro futuro Stato e ha accolto il "piano di pace" Usa, per annettere zone di Cisgiordania occupata concedendo limitata autonomia ai palestinesi altrove. In diretta tv, Netanyahu ha previsto una «nuova era» nelle relazioni con il mondo arabo, con una «pace piena e ufficiale» che consentirà cooperazione e un «meraviglioso futuro». Sui piani di annessione in Cisgiordania, ha detto che «non c’è stato alcun cambiamento» ma una «sospensione temporanea», e l’attuazione delle annessioni potrebbe avvenire in futuro in coordinamento con gli Usa.

Per gli Emirati, l’accordo potrebbe consolidare l’agognata immagine di baluardo di tolleranza in Medioriente, nonostante il regime autocratico. Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha invitato il principe ereditario a Gerusalemme, poco dopo l’annuncio dell’intesa. Dai palestinesi, ira e condanna. Dopo che a lungo hanno fatto affidamento sul sostegno arabo alla loro ricerca di indipendenza, incassano al contempo una vittoria (lo stop all’annessione) e una sconfitta (la normalizzazione delle relazioni). « Israele è stato premiato per non aver dichiarato apertamente che cosa sta facendo in modo illegale e costante alla Palestina dall’inizio dell’occupazione. Gli Emirati Arabi Uniti sono usciti allo scoperto con i loro accordi segreti/normalizzazione con Israele. Per favore non fateci alcun favore. Non siamo la foglia di fico di nessuno», ha tuonato la funzionaria dell’Olp, Hanan Ashrawi. Il presidente Mahmoud Abbas ha convocato un incontro urgente con i massimi collaboratori, mentre il gruppo militante Hamas che controlla la Striscia di Gaza ha parlato di «coltellata nella schiena» da parte degli Emirati. 

In serata è giunto invece l'annuncio del ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al-Malki, che ha richiamato l’ambasciatore palestinese negli Emirati. Un segnale di come la tensione sia ancora ai massimi livelli.