Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Coronavirus, il presidente Xi sapeva tutto dal 7 gennaio. Cosa ci ha nascosto la Cina

Carlo Antini
  • a
  • a
  • a

Un discorso del 3 febbraio del presidente cinese, Xi Jinping, pubblicato dai media di Stato, indica che Xi era a conoscenza della situazione legata al coronavirus due settimane prima di quanto si pensasse sinora. La diffusione del discorso è un apparente tentativo di dimostrare che la leadership del Partito comunista ha agito in modo deciso sin dall'inizio, ma apre anche alle critiche sul perché l'allarme non sia stato dato prima.  Per approfondire leggi anche: Pronto l'aereo per gli italiani sulla Diamond Princess Nel discorso, infatti, il presidente disse di aver dato istruzioni sulla lotta al virus il 7 gennaio, mentre in precedenza i media di Stato datavano il suo primo diretto coinvolgimento a una dichiarazione del 20 gennaio sui trasporti di Wuhan, città al centro dell'epidemia, dopo il 23 gennaio è iniziato il lockdown. «Il 22 gennaio, alla luce della rapida diffusione dell'epidemia e delle sfide di prevenzione e controllo, ho fatto la chiara richiesta che la provincia di Hubei applicasse controlli globali e stringenti sul flusso di persone», ha detto Xi a un incontro con la leadership del partito. Il discorso mostra che i vertici cinesi erano a conoscenza della potenziale gravità dell'epidemia settimane prima che questo rischio fosse noto al pubblico. Solo a fine gennaio, le autorità hanno dichiarato che il virus avrebbe potuto trasmettersi tra esseri umani e l'allarme ha iniziato a salire. Zhang Lifan, analista a Pechino, afferma che non sia chiaro il motivo per cui il discorso di Xi sia stato pubblicato ora: ipotizza che l'intenzione fosse far passare il messaggio che le autorità locali debbano prendersi la responsabilità di non aver agito adeguatamente dopo le istruzioni di Xi a inizio gennaio; oppure che Xi, come massimo leader, voglia assumersi la responsabilità perché era a conoscenza della situazione. La fiducia nella gestione delle epidemie da parte del governo cinese è poca, dopo che l'epidemia della Sars tra 2002 e 2003 fu insabbiata per mesi. Intanto, i cittadini hanno espresso rabbia contro le autorità di Hubei e Wuhan, per l'iniziale gestione dell'epidemia: Wuhan fu la prima città a imporre il blocco dei trasporti verso l'esterno, misura poi allargata ad altre città coinvolgendo in tutto oltre 60 milioni di persone. La rabbia si è poi accesa ulteriormente alla morte di Li Wenliang, giovane medico ripreso dalla polizia locale per aver tentato di diffondere l'allarme sul virus. L'uomo è morto dopo essere stato contagiato dallo stesso virus. In un'apparente risposta, la scorsa settimana vertici del partito di Hubei e Wuhan sono stati licenziati e sostituiti. Anche se le autorità cinesi hanno promesso trasparenza, il giornalismo partecipato ha messo in discussione con dei video la narrazione ufficiale dell'epidemia a Wuhan, e vari autori di questi filmati sono scomparsi e si ritiene siano in carcere.

Dai blog