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Westminster boccia ancora la May. Caos totale sulla Brexit

Davide Di Santo
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Westminster ha di nuovo bocciato l'accordo sulla Brexit negoziato dalla premier Theresa May con l'Unione europea. Inutili le ultime modifiche che la leader conservatrice aveva ottenuto alla vigilia del voto, quando a Strasburgo aveva incontrato ancora una volta i leader europei. L'incertezza si concretizza sempre più per i britannici, mentre May ha confermato che mercoledì 13 marzo la Camera dei comuni voterà sull'opzione no deal (cioé uscita senza accordo), dando libertà di voto ai Tory. E nel citare l'ipotesi di un rinvio, altra opzione su cui i deputati potrebbero doversi esprimere, la premier ha sottolineato che in quel caso l'Ue vorrà sapere quale "strada" Londra voglia seguire. Nel frattempo, mancano 17 giorni alla data prevista del divorzio, il 29 marzo. La bocciatura è stata sonora: 391 voti contro 242, così come sonora era stata già la precedente batosta, quella del 15 gennaio. Il preludio al ko era stato il parere legale dell'attorney general Geoffrey Cox, per cui il rischio legale di restare imbrigliati nel backstop (la contestata clausola di salvaguardia per evitare il confine fisico con l'Irlanda) è rimasto «fondamentalmente invariato». Secondo Bbc, questa volta 75 Tory si sono 'ribellati' alla posizione del partito, tre nel Labour. Il leader dell'opposizione laburista, Jeremy Corbyn, dopo il voto ha tuonato che l'accordo è "chiaramente morto" e che "è tempo di elezioni generali". Il primo a commentare dall'Ue è stato il portavoce del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, per cui l'esito del voto aumenta in modo «significativo» il rischio del no deal. Ha aggiunto: "È difficile vedere che cosa di più potremmo fare". E anche per il capo negoziatore europeo, Michel Barnier, "l'Ue ha fatto tutto il possibile per contribuire" al buon esito sull'intesa, mentre "l'impasse può essere risolta solo nel Regno Unito. I nostri preparativi per il no deal ora sono più importanti che mai". Prima del voto, Barnier aveva messo le mani avanti: niente periodo di transizione con cui evitare una rottura brutale, senza approvazione dell'accordo. E ora? I deputati voteranno mercoledì 13 marzo sulla possibilità di uscita senza accordo, scenario temuto soprattutto dagli ambienti economici. Se questa opzione sarà esclusa, allora il Parlamento si esprimerà giovedì sulla proposta di rinvio limitato della Brexit. Opzione cui i 27 dovrebbero poi dare luce verde. Un portavoce europeo ha ribadito, dopo il voto a Westmister: l'Ue è pronta a valutare tale richiesta di rinvio, in caso di domanda "motivata". Quanto a discussioni per ottenere nuove modifiche da Bruxelles, lunedì ne aveva riparlato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: "Non ci sarà una terza possibilità", perché "l'accordo è questo, o la Brexit potrebbe non accadere del tutto".

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