IL CASO

No alla pubblicazione di Céline, ecco l'ipocrita crociata anticulturale

Pietro De Leo

Nell'Europa dove oramai la spiritualità è in regressione, il valore che costituisce il nuovo fondamento culturale è l’ipocrisia. Se n’è avuta prova, qualche giorno fa, in Francia. Dopo settimane di dibattito pubblico, di polemiche fuoriose, l’editore Gallimard ha messo nel cassetto l’intendimento di pubblicare tre scritti di Louis Ferdinand Céline dal chiaro contenuto antisemita, e cioè Bagattelle per un massacro, La scuola dei cadaveri e La bella rogna. Lo stesso autore aveva inibito la pubblicazione di questi testi risalenti agli anni del nazismo, e la sua vedova per anni aveva proseguito su quella linea. Ora, però che ha 105 anni e -pare - necessita di cure costose, la signora aveva dato il via libera. Almeno così aveva detto il suo curatore. E niente, si è scatenata la gazzarra degli intellò, è stata attivata una petizione su Change.org, il mondo social ha conosciuto subbuglio, alla cosa si era persino interessato il delegato interministeriale per la lotta al razzismo, all’antisemitismo e l’intolleranza LGBT. Anche la comunità ebraica aveva espresso preoccupazione. Alla fine, la casa editrice ha fatto marcia indietro, abbandonando l’idea di quella che comunque nel progetto era una buona edizione critica. 1 a 0 per il politicamente corretto. Che come al solito vince le sue battaglie di Pirro, trovando feticci su cui lavarsi la coscienza. Non solo perché le Bagattelle si trovano comunque facilmente scaricabili da internet, quanto perché sull'ennesima crociata oscurantista e anticulturale (per cogliere la complessità di un autore è doveroso non temere la conoscenza integrale della sua opera) grava il peso della nemesi. La gauche che oggi s’indigna è quella che ha propugnato per anni il multiculturalismo, il cui frutto è stato, guarda caso, la crescita dell’antisemitismo di matrice islamica. Per citare qualche esempio traumatico, basti ricordare la strage alla scuola Ebraica di Tolosa nel 2012, quando morirono un rabbino di 30 anni, due suoi figli (3 e 6 anni) e un’altra bambina di 8. Responsabile fu il jihadista Mohammed Merah. Oppure, quanto accadde a pochi giorni dall’attentato nella redazione di Charlie Hebdo, a Parigi, nel gennaio 2015. Un complice del commando islamista che colpì il giornale satirico, Amedy Coulibaily, si barricò in un supermercato kosher a Parigi Est, uccidendo quattro persone. Un atto deliberatamente antisemita, che si concluse con l’irruzione delle forze speciali francesi. Poco dopo l’estate 2017, un lungo articolo dell’Express ha inchiodato la gauche francese alle sue responsabilità: gran parte dei delle aggressioni, delle minacce, dei plurimi gesti antisemiti proviene da persone di religione islamica. Applicando lo stesso principio delle Bagattelle di Celine, dunque, coerenza vorrebbe che fosse messo al bando il Corano, il quale non risparmia l’invocazione di sofferenze e repressione agli ebrei e che guida, com’è noto, la formazione e le azioni dei fondamentalisti che ne propugnano un’applicazione letterale. Se la logica appare un paradosso, sicuramente un problema esiste. E lo conferma, ad esempio, il fatto che la Francia si sia astenuta nel voto sulla risoluzione Unesco, nell’ottobre 2016 che, riguardo a Gerusalemme sanciva l’utilizzo del termine "Spianata delle Moschee" per quello che in realtà era il "Monte del Tempio", contribuendo ad islamizzare quello che in realtà è un luogo ebraico. Ora, votare un documento antistorico, che disconosce il primato di una cultura in un determinato luogo (il Tempio di Re Salomone fu costruito là nel X Secolo a.C. mentre la Moschea di Al Aqsa arrivò soltanto nell’VIII secolo dopo Cristo) significa spogliare un popolo della sua identità. Non è, forse, un atto antisemita? E la Francia, su questo tema, si è astenuta. Un buco nella coscienza grande così, di fronte al quale la crociata contro Celine appare frutto di una zelante isteria.