IL TERRORISTA IN MANETTE

Cesare Battisti arrestato in Brasile: stava fuggendo in Bolivia

Davide Di Santo

Cesare Battisti è stato arrestato in Brasile nella regione di Corrumba mentre tentava di scappare in Bolivia. Lo riferisce il sito del quotidiano brasiliano O Globo. Il terrorista è stato arrestato con un blitz dalla Polícia Rodoviária Federal (PRF). I legali del terrorista - condannato a 4 ergastoli in Italia, da cui è fuggito nel 1981 - hanno presentato al Tribunale Supremo Federale istanza di rilascio. Appena una settimana fa i legali di Battisti avevano depositato una richiesta di "habeas corpus" davanti al Tribunale supremo federale del Brasile per evitare una sua possibile estradizione in Italia dopo le pressioni di Roma per il trasferimento nel nostro Paese del terrorista. Stavano per revocargli lo status di rifugiato Le autorità brasiliane, scrive O Globo, sono convinte che Battisti stesse fuggendo in Bolivia dopo la richiesta del governo italiano di rivedere lo status di rifugiato. Infatti pochi giorni fa era rimbalzata la notizia che l'Italia aveva chiesto al Brasile di rivedere la decisione con la quale l'allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva, nel 2010 negò l'estradizione di Battisti accordandogli lo status di rifugiato. Una richiesta al presidente Michel Temer, in carica dopo la caduta di Dilma Rousseff travolta dagli scandali, che era stata valutata positivamente dal ministro della Giustizia, Torquato Jardim, e del titolare degli Esteri, Aloysio Nunes Ferreira. Deve scontare l'ergastolo per quattro omicidi Il terrorista dei proletari armati per il comunismo, 62 anni, deve scontare in Italia una condanna all'ergastolo in virtù della condanna definitiva stabilita dalla giustizia italiana in contumacia nel 1993 per quattro omicidi: di Antonio Santoro, un maresciallo della penitenziaria, del gioiellieri Pierluigi Torregiani, del macellaio Lino Sabbadin, e di Andrea Campagna. Ha ottenuto lo status di rifugiato politico in Brasile dall'ex presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva, il 31 dicembre del 2010, nell'ultimo giorno del suo secondo mandato. Si trova in Brasile dal 2007, dopo essere scappato dalla Francia dove era arrivato nel 1990. L'ex membro del Pac (Proletari Armati per il Comunismo), dopo l'arresto nel 1979, due anni dopo evade dal carcere di Frosinone e fugge Oltralpe con una piccola parentesi in Messico. Negli anni sono numerose le richieste di estradizione e nel 2009 la Corte suprema brasiliana concede anche l'ok, ma trattandosi di una decisione non vincolante lascia l'ultima parola al capo dello Stato. Lula però sceglie una strada diversa e il successore Dilma Roussef prosegue nello stesso solco. Negli ultimi mesi, però, Temer aveva aperto ad una possibile estradizione, prima del tentativo di fuga di oggi.