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Gran Bretagna, May cerca l'accordo col Dup ma la strada è in salita

La premier Theresa May

Silvia Sfregola
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La premier britannica Theresa May cerca l'accordo con gli unionisti nordirlandesi del Dup, che con i loro dieci seggi potrebbero permetterle di governare dopo il flop elettorale in cui i suoi conservatori hanno perso la maggioranza assoluta in Parlamento (con 318 seggi, lontano dai 326 necessari). Intanto la sua leadership sembra sgretolarsi nel partito, scalfendo la sua autorità a pochi giorni dal previsto avvio dei negoziati sulla Brexit il 19 giugno. Il calendario che dopo due anni dovrà portare all'uscita dall'Ue sembra quanto mai ambizioso. E arrivano nuove nomine del suo governo, in gran parte altre conferme dei principali ministri uscenti, dopo che ieri i suoi due più stretti consiglieri si sono dimessi per le pressioni del partito. La leader del partito di estrema destra Dup, Arlene Foster, dovrebbe incontrarsi per colloqui con May a Downing Street martedì. Secondo il ministro della Difesa, Michael Fallon, il nuovo governo May spera di raggiungere un accordo con gli unionisti che assicuri l'appoggio su temi chiave come economia e sicurezza, ma è esclusa una coalizione formale. Ha sottolineato la propria distanza da alcune controverse posizioni del Dup, come il rifiuto dell'aborto e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. «Questo non significa che dobbiamo concordare su tutte le loro opinioni», ha detto a Bbc. Foster nella notte aveva confermato che «le discussioni continuano» per formare un governo che porti stabilità al Paese, e sono stati fatti «buoni progressi». Intanto, gli analisti politici britannici si interrogano su ciò che il Dup vorrà in cambio, essendo estremamente focalizzato sui temi nordirlandesi, con speculazioni anche su come potrebbe influire sui negoziati sulla Brexit (si sono espressi a favore di quella 'soft') e sull'eventuale impatto sull'accordo di pace in Irlanda del Nord. «Vogliamo fare quel che è nell'interesse nazionale», ha detto Foster, cercando di placare i timori. L'ex cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha nel frattempo definito May «una morta che cammina», che inevitabilmente affronterà una sfida per la leadership del partito. In un'intervista a Bbc, l'ex ministro che fu rimosso proprio da May quando succedette a David Cameron ha affermato che bisogna solo vedere «quanto a lungo resterà nel braccio della morte». E ha pronosticato che la sfida nel partito potrebbe arrivare «alla fine della prossima settimana», mentre i deputati sono «furiosi» nei suoi confronti. Secondo Osborne, a prendere il suo posto è prontissimo il ministro degli Esteri Boris Johnson, «in campagna permanente per la leadership». Johnson, indicato da molti come possibile successore di May, ha usato Twitter per smentire. «Sostengo Theresa May. Facciamole portare avanti il lavoro», ha scritto. Ma anche altri deputati conservatori prevedono che il partito sceglierà un altro leader, dopo un periodo di transizione. L'ex segretaria all'Educazione Nicky Morgan ha detto a Itv che il partito deve cambiare guida prima del prossimo voto, che potrebbe avvenire nell'estate. Anne Soubry, ex ministra per le Piccole imprese, ha detto di credere che May sarà sostituita prima della fine dell'anno: «Non ora, serve un periodo di stabilità», ma «lei è in una posizione insostenibile». Diversa l'opinione di Amber Rudd, ministra dell'Interno: «Penso sia una eccellente leader e spero resti». Intanto il leader laburista Jeremy Corbyn afferma: «Posso ancora essere primo ministro». Dopo che il suo partito ha raggiunto i 262 deputati, 30 in più rispetto al 2015, ha affermato in un'intervista a The Sunday Mirror che i giochi ancora non sono fatti. Esiste la possibilità, secondo il laburista, che il Parlamento rifiuti il programma di governo: «Faremo pressione per questo sino alla fine», ha detto, perché « May e questo governo non hanno alcuna credibilità». In più, anche per Corbyn è «possibile che ci siano nuove elezioni quest'anno o all'inizio del prossimo anno, e che possa essere una cosa positiva perché non possiamo andare avanti con un periodo di grande instabilità».

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