BAGNO DI FOLLA A IL CAIRO

Il Papa in Egitto: "Unico estremismo ammesso è quello della carità"

Silvia Sfregola

L'unico estremismo ammesso per i credenti è "quello della carità": "Dio gradisce solo la fede professata con la vita". Il secondo giorno al Cairo di Papa Francesco è dedicato al suo piccolo gregge cattolico, che in Egitto rappresenta poco meno dello 0,30% della popolazione). Nell'omelia della messa celebrata nello stadio militare, blindatissimo, davanti a 30mila fedeli cattolici, musulmani e ortodossi, torna sull'incompatibilità tra fede e violenza: "La vera fede - dice - è quella che ci porta a proteggere i diritti degli altri, con la stessa forza e con lo stesso entusiasmo con cui difendiamo i nostri. In realtà, più si cresce nella fede e nella conoscenza, più si cresce nell'umiltà e nella consapevolezza di essere piccoli". È il primo grande evento che si organizza dopo che alcuni scontri tra tifosi e polizia, nel 2015, degenerarono fino a causare la morte di 22 persone. Fa parte del Villaggio dello Sport dell'Aeronautica militare, costruito e gestito dal ministero della Difesa egiziano per celebrare la difesa aerea durante la contro Israele del 1970. Inizialmente la celebrazione non era prevista nello stadio, ma la nuova destinazione è stata scelta per consentire l'ingresso a un numero maggiore di fedeli. Qui il Pontefice è accolto con canti, striscioni di benvenuto, palloncini bianchi e gialli come i colori della bandiera del Vaticano, e con le bandiere bianche, rosse e nere dell'Egitto. Un coro, al suo passaggio all'interno dello stadio in golfcar (piccola vettura scoperta), intona il Laudato Si', e ricorda la visita di San Francesco d'Assisi che nel settembre del 1219 visitò il sultano d'Egitto Malik al Kamil per un colloquio storico, avvenuto a Damietta, a pochi chilometri di distanza dal Cairo, che fu il primo grande passo nel dialogo interreligioso con il mondo islamico. "La fede vera - spiega Bergoglio - è quella che ci rende più caritatevoli, più misericordiosi, più onesti e più umani; è quella che anima i cuori per portarli ad amare tutti gratuitamente, senza distinzione e senza preferenze; è quella che ci porta a vedere nell'altro non un nemico da sconfiggere, ma un fratello da amare, da servire e da aiutare; è quella che ci porta a diffondere, a difendere e a vivere la cultura dell'incontro, del dialogo, del rispetto e della fratellanza; ci porta al coraggio di perdonare chi ci offende, di dare una mano a chi è caduto; a vestire chi è nudo, a sfamare l'affamato, a visitare il carcerato, ad aiutare l'orfano, a dar da bere all'assetato, a soccorrere l'anziano e il bisognoso". Incoraggia i suoi fedeli ad andare avanti con speranza e coerenza, perché "non serve riempire i luoghi di culto se i nostri cuori sono svuotati del timore di Dio e della sua presenza; non serve pregare se la nostra preghiera rivolta a Dio non si trasforma in amore rivolto al fratello; non serve tanta religiosità se non è animata da tanta fede e da tanta carità; non serve curare l'apparenza, perché Dio guarda l'anima e il cuore e detesta l'ipocrisia. Per Dio, è meglio non credere che essere un falso credente, un ipocrita".