GIALLO INTERNAZIONALE

Corea del Nord, il fratello di Kim Jong-un assassinato in Malesia da due donne

Francesca Musacchio

"Sembra che qualcuno lo abbia afferrato o abbia tenuto la sua faccia da dietro. Si è sentito stordito e ha chiesto aiuto al desk di Klia”. Forse è stato colpito da una misteriosa punta avvelenata.  Kim Jong-nam, fratello maggiore del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, è morto lunedì all'aeroporto di Kuala Lumpur, in Malesia, in circostanze che al momento rimangono misteriose. Si cercano due donne, pare due spie nord-coreane, che lo avrebbero ucciso con aghi avvelenati. Un'ipotesi, quella del veleno, che potrà essere confermata solo dopo l’autopsia. Per ora, quello che sembra certo, è che la morte del "piccolo generale", caduto in disgrazia nel 2001, è degna della migliore spy story.  La notizia è stata diffusa l'agenzia di stampa sud-coreana, Yonhap, che cita fonti governative di Seul. Da subito si è parlato di assassinio e di due donne ritenute agenti segreti nord-coreani scomparse dopo l’omicidio. L’azione sarebbe stata compiuta in una zona poco controllata dello scalo malese, approfittando di una distrazione delle guardie del corpo di Kim Jong-nam. Poi le due spie sarebbero fuggite in taxi. Avvertito il malore, il 45enne è stato subito trasportato in ospedale, ma per lui non c'è stato nulla da fare: è morto mentre era ancora in ambulanza. E la polizia ha confermato di non disporre di nessun'altra informazione oltre quelle emerse. Un vero e proprio giallo. Se fosse confermata la dinamica, infatti, si tratterebbe di un altro assassinio di altro profilo condotto con le armi dei migliori intrighi di corte. L’avvelenamento da sempre è stato il mezzo preferito dai regimi per eliminare personaggi scomodi.   Nel 2013, infatti, la Corea del Nord si è macchiata di un altro terribile delitto: quello di Jang Song-thaek, zio del leader attuale, una volta suo tutore e numero due del regime.  Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano, evidentemente era un personaggio scomodo, soprattutto per l’attuale dittatore.  Primogenito del defunto Kim Jong-il, 45enne per molto tempo è stato considerato l’erede naturale, il "delfino" destinato a raccoglierne il testimone alla guida del regime. E per questo, sin dall'età di dieci anni, ha vissuto per motivi di studio in Europa e Russia. Non sono mai emerse informazioni precise sui corsi che ha seguito a Ginevra e Mosca. Però, una volta tornato in patria, fu nominato dal padre a capo dei servizi segreti coseguendo, pare, anche ottimi risultati nella gestione degli oppositori politici.  Nel 2001 il suo destino ha segnato una tragica inversione di tendenza, perdendo di fatto il favore di  Kim Jong-il. Fu arrestato all'aeroporto di Narita, a Tokyo, con un passaporto dominicano falso che intendeva usare per entrare in Giappone, forse per visitare il parco di Disneyland. In seguito a questo episodio, Kim si rifugiò a Macao, in Cina. Durante l’esilio ha cercato rifugio in diversi Paesi del sud-est asiatico per paura di essere assassinato. I suoi timori, evidentemente, erano fondati viste le prese di posizione contro il regime controllato da anni da un’unica famiglia. Spesso, intervistato dai media giapponesi, ha auspicato l’inizio di un periodo di riforme nel Paese. Critiche che, probabilmente, non sono piaciute al fratellasto. Secondo molte fonti, infatti, che dietro la morte di  Kim Jong-nam ci sia la mano del fratello Kim Jong-un è più che una possibilità.  Del resto, nonostante dal regime trapelino pochissime indiscrezioni, il "piccolo generale” non ha mai goduto della benevolenza dell’attuale dittatore. Le questioni dinastiche hanno sempre avvelenato Pyongyang, dove Kim era considerato un figlio illegittimo, nato dalla relazione del padre con Sung Hae-rim, un'attrice sudcoreana. Il matrimonio tra i due non ebbe mai luogo. Ma ancora più inaccettabile per l’attuale dittatore, era la posizione del fratellastro sul governo del Paese. "Personalmente - aveva detto alla Tv giapponese Asahi nel 2010 - sono contro la successione di terza generazione. Spero che mio fratello minore faccia del suo meglio per il bene e la prosperità del popolo nordcoreano". L’anno dopo lo scettro passò a Kim Jong-un. A distanza di sei anni Kim Jong-nam muore in Malesia in circostanze misteriose.