PRESIDENZIALI USA

Caos tra i repubblicani dopo i video scandalo ma Trump non molla

Silvia Sfregola

È bufera su Donald Trump dopo le sue dichiarazioni sessiste rivelate dal Washington Post, in una nuova polemica che questa volta rischia di far perdere al candidato repubblicano la sua corsa alla Casa Bianca. Oltre 60 importanti esponenti del partito repubblicano, tra cui lo stesso candidato alla vicepresidenza Mike Pence, hanno infatti preso le distanze non solo dalle espressioni volgari nei confronti delle donne utilizzate da Trump nel video rivelazione, ma anche dalla sua candidatura. E in serata anche la moglie Melania ha rotto il silenzio definendo le parole del marito "inaccettabili e offensive". In un comunicato, l'ex modella di origini slovene e terza moglie del candidato repubblicano ribadisce che "quello che ha detto non rappresenta l'uomo che conosco. Spero la gente accetti le sue scuse. Il suo cuore e la sua mente sono quelli di un leader" aggiunge. E tra le fila del partito si fa sempre più concreta l'ipotesi di una sostituzione dell'ultimo minuto, a un mese esatto dalle presidenziali dell'8 novembre e a un giorno del secondo dibattito con la rivale Hillary Clinton. A nulla sono valse le scuse di Trump e i suoi tentativi di ristabilire la calma nel partito: lo speaker della Camera Paul Ryan ha annullato l'evento in Wisconsin in cui era invitato il candidato, e lo stesso capo GOP, Reince Preibus starebbe in queste ore valutando la possibilità di altre strade. Trump si attacca ora all'unica cosa che gli è rimasta: un certo consenso nell'opinione pubblica. "I media e l'establishment mi vogliono fuori dalla corsa. Ma io non lascerò mai la corsa e non lascerò mai i miei supporter", è l'ultimo disperato messaggio su Twitter scritto dal magnate dopo che in un'intervista al Wall Street Journal ha affermato di non avere alcuna intenzione di rinunciare alla corsa per la Casa Bianca assicurando di avere un appoggio incredibile. "Le chance che io lasci sono pari a zero" ha dichiarato negando che la sua campagna sia in crisi. "Sto ricevendo un sostegno incredibile", ha aggiunto. "Io non mollerò mai - ha aggiunto - non mi sono mai ritirato nella mia vita". E ancora: "La gente mi sta chiamando dicendomi di non pensare a niente altro che ad andare avanti". Il caso A provocare la bufera, uno scoop del Washington Post che ha postato un video del 2005 in cui si ascolta la voce di Trump che parla con un famoso presentatore, Billy Bush, e usa espressioni volgari e offensive nei confronti delle donne. Il magnate affermava nel video di "subire una automatica attrazione da parte delle belle donne, di iniziare a baciarle come attirato da una calamita, senza resistere". "Quando sei una celebrity - affermava - puoi fare ciò che vuoi con loro, le puoi afferrare dalle parti intime". Nella registrazione anche il racconto da parte di Trump della sua "odissea con una donna sposata che avrebbe cercato di portarsi a letto incappando però nel suo rifiuto". Di questa donna parla con toni di disprezzo e di un suo incontro successivo con lei in cui dice di averla trovata cambiata con il seno rifatto. In un video su Facebook Trump, travolto dallo scandalo, si è scusato: "Ho sbagliato, mi scuso, sono parole dette dieci anni fa". Ma il magnate ha anche citato gli scandali sessuali che videro coinvolto Bill Clinton, ribaltando le accuse: "Bill Clinton ha abusato delle donne e Hillary Clinton ha intimidito e attaccato le sue vittime". Le reazioni "Non posso tollerare o giustificare le parole di Donald Trump sulle donne e non posso difenderlo", ha fatto sapere il candidato alla vicepresidenza Mike Pence rompendo il silenzio adottato finora per le gaffe del collega. "Come marito e come padre mi sento offeso dalle parole e dalle azioni descritte da Donald Trump", continua Pence nella nota. Il candidato alla vicepresidenza sottolinea comunque come siano state positive le scuse offerte dal magnate al popolo americano: "Prego per la sua famiglia e per l'opportunità che domani sera avrà davanti al Paese di mostrare cosa vi è realmente nel suo cuore". Seguono a ruota, il governatore repubblicano dello Utah, Gary Herbert, ha scritto su Twitter di non avere più intenzione di votare per il candidato repubblicano. "Questa sera, milioni di repubblicani si trovano ad affrontare un momento di verità", ha aggiunto. Mike Coffman, deputato repubblicano del Colorado, ha poi fatto sapere alla CBS che Trump deve "farsi da parte" aggiungendo che "la sua sconfitta a questo punto sembra quasi certa". Non ultimo anche l'ex governatore della California, Arnold Schwarzenegger che ha ammesso come per la prima volta non voterà per i repubblicani alle presentazioni. "Per la prima volta da quando sono diventato un cittadino Usa nel 1983, non voterò per il candidato repubblicano alla presidenza", ha scritto lo stesso Schwarzenegger in un comunicato pubblicato su Twitter . Anche se sono fiero di definirmi repubblicano, c'è un'etichetta a cui tengo più di ogni altra cosa, e cioè l'essere americano", ha spiegato aggiungendo però di non sapere ancora per chi votare. "Quindi voglio prendere un momento oggi per ricordare ai miei colleghi repubblicani che è un dovere dare la precedenza al proprio Paese piuttosto che al partito". Anche Robert De Niro si scaglia contro il tycoon. "È così stupido. È un cane. Un artista della stronzata" afferma l'attore in un video trasmesso da Fox News che diventa rapidamente virale. De Niro demolisce la figura del candidato repubblicano alla Casa Bianca. "Non paga le tasse, è un disastro nazionale. Mi fa arrabbiare il fatto che questo Paese sia arrivato al punto di consentire a quest'idiota di arrivare sin qui - denuncia l'attore - Dice che prenderebbe la gente a pugni in faccia. Beh, a me piacerebbe prenderlo a pugni" conclude la star di Hollywood nella clip retwittata anche da J. K. Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter.