Ebola, paura in Usa, "piaga peggiore dell'Aids"
Ebola, il virus letale continua a far paura al mondo e intanto in America spunta fuori un nuovo ipotetico caso di contagio. Un vice sceriffo della contea di Dallas, in Texas, avrebbe infatti mostrato i sintomi dell’Ebola, dopo che nei giorni scorsi era entrato nell’appartamento in cui viveva Thomas Eric Duncan, il malato liberiano considerato il paziente zero in Usa, morto ieri (qui la news). A darne notizia sono le autorità di Frisco, la cittadina in cui vive l’uomo, Michael Monnig. Ad ogni modo, come ha sottolineato più volte, durante una conferenza stampa, Chris Van Deusen portavoce del Texas Department of State Health Services, i rischi che anche Monnig abbia effettivamente contratto la malattia sono molto bassi. "Sappiamo che non ha avuto contatti con Duncan, e per il momento non ha la febbre. In una situazione del genere - ha aggiunto Deusen -, non vi è alcun rischio per un contagio del virus". Le autorità hanno precisato che l’uomo non era stato inserito nella lista dei 48 monitorati, proprio perché non era mai entrato in contatto diretto con il liberiano. I numeri del virus. Nel frattempo, in Africa occidentale, l'Ebola continua a diffondersi e a fare vittime. Stando a quanto detto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, tra Liberia, Guinea e Sierra Leone, i tre Paesi dove il virus ha avuto la sua maggior proliferazione, il bilancio dei morti è ad un passo dal raggiungere quota 4 mila, mentre i casi di contagio sono arrivati a poco più di 8 mila. Sfida più grande dai tempi dell'Aids. L'epidemia di Ebola in Africa occidentale non è paragonabile a nient'altro se non all'emergere dell'Hiv. Lo ha affermato, intervenendo a un meeting alla Banca mondiale, il direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani, Thomas Frieden, secondo cui il mondo dovrà lavorare il più velocemente possibile in modo che l'emergenza non diventi "il prossimo Aids". L'epidemia ha ucciso più di 3.865 persone, principalmente in Africa occidentale, tra cui più di 200 operatori sanitari, con 8.033 infezioni totali al 5 ottobre, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. "Direi che in 30 anni di carriera nel settore della sanità pubblica, l'unica cosa simile che ho visto è stato l'Aids", ha detto Frieden, come riferisce la Bbc. Peggiora l'infermiera infettata in Spagna. Le condizioni di salute dell'infermiera spagnola affetta da Ebola, la prima persona a contrarre il virus al di fuori dell'Africa occidentale, sono peggiorate. Lo ha annunciato un funzionario dell'ospedale Carlos III di Madrid dove la donna è ricoverata, riporta la Bbc news on line. A parlare è stato anche il fratello di Teresa Romero, che ha dichiarato che le sue condizioni sono peggiorate e che ora la donna riceve ausilio per respirare. Nel frattempo, due medici che hanno curato la donna sono ora sotto osservazione. Questo porta a 6 il numero complessivo di persone in quarantena presso l'ospedale di Madrid. Un portavoce dell'ospedale ha detto che finora i due medici non hanno mostrato sintomi di Ebola. Lorenzin, in Italia nessun caso. Dopo l'allarme spagnolo, con un caso accertato e altri sei ricoverati sospetti, cresce la paura dell'ebola anche nel nostro Paese. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta al Senato, sottolinea come in Italia non ci sia motivo di allarmismo: "Le numerose segnalazioni di casi sospetti, dovute anche a un sistema di allerta attivato nel Paese, sono state oggetto di apposite indagini epidemiologiche e tutte hanno avuto esito negativo. Speriamo che il caso spagnolo resti un evento isolato". Il ministro ha poi sottolineato come esistano già controlli preventivi in punti strategici: "Sei medici sono attivi all'aeroporto di Fiumicino, sette a quello di Malpensa. Le strutture preposte ai controlli sono gli Usmaf, uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera. In questi uffici, 12 centrali e 25 territoriali, lavorano 448 persone. Inoltre, abbiamo avuto modo di effettuare 80mila controlli nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum. I controlli sono stati fatti a bordo delle navi e a terra, e per questo è altamente improbabile che siano entrati in Italia migranti affetti da ebola". Sul medico di Emergency ricoverato allo Spallanzani di Roma, la Lorenzin ha dichiarato: "Era asintomatico al ritorno in Italia ed è asintomatico ancora oggi. E' ricoverato come misura di precauzione. Prima di potersi accertare del non contagio, è però necessario attendere ventuno giorni, periodo massimo di incubazione del virus". La Sicilia è la regione più esposta allo sbarco di migranti potenzialmente infetti, e anche la Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, l'ha indicata come la zona più a rischio. Per il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta però "non esiste il rischio ebola. Sono attive da tempo misure eccezionali per il controllo degli immigrati che sbarcano nell'isola. Controlli che sono già fortissimi e che verranno rafforzati".