Sei operatori della Croce rossa rapiti in Siria

Resta altissima la tensione in Siria dove ieri mattina sei operatori del Comitato Internazionale della Croce Rossa e un volontario della Mezzaluna Rossa Siriana sono stati rapiti da uomini armati non identificati vicino Sareqeb nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria. «Chiediamo la liberazione immediata e incondizionata dei sette colleghi rapiti questa mattina - ha dichiarato Magne Barth, responsabile della delegazione del Comitato Internazionale in Siria - Sia il CICR che la SARC lavorano senza sosta per dare assistenza umanitaria imparziale a quanti sono in difficoltà in Siria su entrambi i lati del fronte. Incidenti come questo potenzialmente danneggiano la nostra capacità di assistere coloro che hanno più bisogno». Il team si è recato a Idlib il 10 ottobre per valutare la situazione medica in una serie di strutture sanitarie nella provincia di Idlib e per distribuire rifornimenti medici a Sarmin e nella città di Idlib. Il convoglio, che stava tornando a Damasco, era chiaramento contrassegnato dall'emblema del Comitato Internazionale di Croce Rossa, che non è un simbolo religioso. «Il Comitato Internazionale è impegnato nell'assistere la popolazione siriana e continuerà a portare avanti le sue attività umanitarie sia nel Paese che nelle nazioni vicine dove sono i rifugiati» ha aggiunto Barth. Non è stata resa nota la nazionalità dei sei componenti dello staff della Croce rossa ma non ci sono italiani. La Croce rossa ha reso noto anche che almeno 1.500 persone sono state evacuate nelle ultime ore da un quartiere di Damasco, da mesi assediato dall'esercito siriano. Coloro che sono stati portati in luoghi più sicuri sono «soprattutto donne e bambine», ha spiegato il portavoce dell'organizzazione, Khaled Erksoussi. Il luogo teatro dell'assedio è alla periferia di una zona chiamata Moadamiyet al-Sham. Intanto nel centro di Damasco ieri sera sono esplose due autobombe che secondo Russia Today avrebbero ucciso due guardie di sicurezza. La stessa emittente riferisce di una terza esplosione nei pressi dell’albergo Four Season, dove sono alloggiati gli ispettori dell'Organizzazione per la Proibizione delle armi chimiche (Opac, che ha appena ricevuto il Nobel per la Pace) impegnati nella distruzione dell'arsenale chimico di Assad, ma non ci sono ancora conferme.