Bilancio

Manovra, Istat: taglio Irpef vantaggio per 14 milioni di italiani. Bonus mamme sale a 60 euro

Leonardo Ventura

A beneficiare della riduzione di due punti percentuali per lo scaglione di redditi compresi tra i 28.000 e 50.000 euro, che la manovra di bilancio porterà dal 35% al 33%, sarebbero "poco più di 14 milioni di contribuenti, con un beneficio annuo pari in media a circa 230 euro". È la stima che ha fornito stamattina l'Istat, nell'ultima giornata di audizioni sulla legge di bilancio nelle Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato prima della discussione in Aula. In particolare, ha precisato l'Istituto, le famiglie beneficiarie sarebbero "circa 11 milioni (44% delle famiglie residenti) e il beneficio medio di circa 276 euro (in ogni famiglia ci può essere più di un contribuente)". Dall'analisi di Istat emerge poi che oltre l'85% delle risorse sarebbero destinate "alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito". Una valutazione fatta dopo aver ordinato le famiglie "in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità": l'esito mostra dunque che sono "interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell'ultimo", mentre "per tutte le classi di reddito il beneficio comporta una variazione inferiore all'1% sul reddito familiare".

Per quanto riguarda il bonus mamme, aumentato da 40 a 60 euro, l'Istat stima che la platea definita dalla norma sia composta da circa 865mila lavoratrici, un quarto delle lavoratrici con figli (3,5 milioni), ha precisato il presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli. Le modifiche al calcolo dell'Isee, invece, comportano un beneficio medio annuo di 145 euro per circa 2,3 milioni di famiglie (8,6% delle famiglie residenti) con un "beneficio medio è più elevato per le famiglie più povere". "Si può stimare che complessivamente le misure non comportino variazioni della disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie". È il punto espresso in audizione da Fabrizio Balassone, vicecapo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia. D'altra parte, "la riduzione della seconda aliquota dell'Irpef dal 35 al 33 per cento comporta un minore gettito di 3 miliardi all'anno". Inoltre, "secondo le valutazioni ufficiali la Manovra, come indicato a ottobre nel Documento programmatico di finanza pubblica, ha effetti trascurabili sull'indebitamento netto nel 2026, mentre amplia moderatamente il disavanzo rispetto alla legislazione vigente nel successivo biennio (per poco meno di 6 e circa 7 miliardi, rispettivamente, nel 2027 e nel 2028, pari in media a 0,3 punti percentuali del prodotto all'anno)".

  

Per quanto riguarda la cosiddetta "rottamazione", è uno "strumento che in passato non ha accresciuto l'efficacia nel recupero di gettito", avvisa ancora Bankitalia. Mentre sulle pensioni, "sarebbe meglio non toccare troppo questo meccanismo di adeguamento" dei requisiti di accesso, perché "c'è una questione di equità intergenerazionale nel mantenere un ragionevole equilibrio tra il tempo trascorso a lavoro e quello trascorso in pensione e abbiamo questo aumento di spesa che può complicare e molto la gestione della finanza pubblica". E poi un monito per quanto riguarda le tasse sulle banche: "Sarebbe opportuno evitare il ripetersi frequente di inattese modifiche della tassazioni", ma comunque "il sistema bancario italiano è nell'insieme solido, ben patrimonializzato e oggi tra i più redditizi d'Europa. I rischi di credito restano limitati, grazie anche alle buone condizioni finanziarie delle imprese".