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Finanziaria, Bankitalia: dalla manovra più soldi alle famiglie

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi sintetizza: gli industriali «auspicavano da una parte il sostegno al potere di acquisto delle famiglie e dall’altra agli investimenti delle imprese». Per questo valuta la legge di bilancio in gestazione in Parlamento «da una lato ragionevole, dall’altro incompleta». Perché, spiega Bonomi, «È positivo il taglio del cuneo, anche se relativo solo alla parte lavoratori. Ma è completamente assente il tema della competitività del sistema produttivo». Il numero uno degli industriali sottolinea: «C’è una sostanziale assenza di misure a sostegno degli investimenti privati e di una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività. Senza crescita non ci saranno le risorse adeguate per pagare il debito pubblico e sostenere il welfare». E ancora: «Siamo in presenza di una rarissima occasione in cui una manovra espansiva toglie soldi al sistema produttivo. Sostanzialmente siamo in negativo di 1 miliardo». La Corte dei conti invece invita a fare attenzione alle spinte divergenti che accompagnano la legge di bilancio. «La manovra finanziaria per il prossimo triennio si muove all’interno di un sentiero molto stretto in cui devono trovare un difficile equilibrio spinte ed esigenze diverse, garantendo al contempo il percorso di riequilibrio dei conti e un graduale rientro del rapporto debito Pil», commenta il presidente della magistratura contabile, Guido Carlino. L’Istat fa il conto dell’impatto dei provvedimenti in favore della natalità e la genitorialità. Le donne con più figli interessate dagli sgravi fiscali contenuti nella legge di bilancio sono poco più di 800mila: 600mila le madri con due figli, per cui il provvedimento sarà sperimentale della durata di un anno, e 214mila con tre o più figli, che beneficeranno invece di una misura strutturale. Insieme rappresentano il 27,8% delle madri lavoratrici dipendenti con almeno un figlio minore, il 10,0% delle donne lavoratrici dipendenti e l’8,4% delle donne occupate.

 

  

 

 

 

Il taglio del cuneo fiscale e contributivo - il cuore della legge di bilancio, che pesa per 11 miliardi di euro sul provvedimento - è stato al centro delle audizioni in Senato sulla legge di bilancio. Bankitalia valuta un «obiettivo importante» la conferma nel 2024 del taglio per i redditi fino a 35mila euro ma invita il governo a trovare «un orientamento al provvedimento nel medio termine». Le stime di via Nazionale presentate in audizione in Senato parlano di una media di 600 euro in più in busta paga il prossimo anno per le famiglie interessate dal combinato del taglio del cuneo e l’avvio della riforma degli scaglioni Irpef. L’Istat, invece, stima una decontribuzione netta pari in media a 1.112 euro annui per ciascuna famiglia e a 800 euro annui a livello individuale. Il taglio del cuneo, rileva inoltre l’Istat, «interessa circa 12 milioni di famiglie (oltre il 45% del totale), in circa il 25% dei casi i destinatari dell’intervento sono due o più membri della famiglia». Confindustria intanto approva la scelta fatta dal governo di puntare al sostegno dei redditi medio bassi ma boccia quella che definisce la «sostanziale assenza di strategia per la crescita» sottolineando la mancanza di investimenti a sostegno delle imprese. Mentre la Corte dei conti legge la manovra come un «sentiero molto stretto in cui devono trovare un difficile equilibrio spinte ed esigenze diverse», dove per reperire risorse sarà fondamentale «sostenere la lotta all’evasione e attuare il Pnrr». Critici sul testo della manovra i Comuni, Provincie e Regioni, che vedono i servizi al cittadino messi a rischio dai tagli agli enti locali. Nell’ultimo giorno di audizioni a Palazzo Madama, verranno ascoltati l’Upb e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Poi la Commissione si riunirà per stabilire il termine per la presentazione degli emendamenti, con il governo che dovrebbe produrre un testo a modifica parziale delle norme sulle pensioni, vista la contrarietà di alcune categorie a partire dai medici che denunciano la decurtazione dell’assegno mensile.