LA CRISI

L'Alitalia è già a terra: i piloti contro la mancata assunzione e i voli cancellati

Alessandra Zavatta

«Ci licenziano? E allora gli aerei non partono». Sono sempre di più i piloti che si mettono in malattia nella lunga agonia di Alitalia. TropPo stress. E con lo stress ai piloti è vietato decollare. Lo vuole il manuale di sicurezza. La sicurezza dei passeggeri. Piloti, hostess e steward che sanno di non essere assunti da Ita stanno presentando in questi giorni il certificato di malattia. A Fiumicino e Linate ogni giorno qualche decina di jet resta a terra.

Dei 10.400 dipendenti di Alitalia, soltanto 2.800 potranno decollare con Ita. Anzi, pure meno. Perché alla ricerca di personale lanciata dalla compagnia guidata da Alfredo Altavilla il 26 agosto scorso hanno risposto in ventimila. E tantissimi sono i piloti e le hostess delle low cost. Così come molti sono giovani provenienti da esperienze differenti rispetto al trasporto aereo. Perché, oltre al personale di volo, ci stanno da assumere rampisti, meccanici, impiegati, segretarie, manager, ingegneri informatici e programmatori. Non è detto, quindi, che tutti i dipendenti della new company provengano dalla vecchia Alitalia. Punto che ha scatenato la protesta dei sindacati. «La legge prevede che sia il personale della società che va a chiudere a passare in quella nuova che ne rileverà l'attività», spiega Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub Trasporti.

  

«Chiediamo un piano di sviluppo e non di ridimensionamento, l'applicazione del contratto e continueremo a Ittriele t,,,, Tflytvw-27,1? et -i-e ir protestare contro le condizioni di lavoro e i licenziamenti che ci vengono imposti», sottolinea Stefania Fabbri, responsabile del dipartimento Trasporto aereo della Fit Cisl nel Lazio. E se a terra la lotta prosegue con i «flash mob» (ieri quello a piazza Santissimi Apostoli, a Roma), in cielo va in scena la rivolta dei certificati. A causa delle condizioni psicologiche «non buone» (stress e burnout, soprattutto) piloti e steward danno forfait all'ultimo minuto, mettendo Alitalia nei pasticci e costringendola a riprogrammare voli su voli. Chiamando in servizio il personale «in reperibilità» oppure a cancellare le partenze. Lasciando a piedi non pochi viaggiatori. Le hostess hanno una protesta nella protesta. Come racconta Francesca Baiocchi, segretaria nazionale Uiltrasporti: «C'è il rischio che vengano escluse le donne in maternità e chi ha permessi per assistere i figli».

E così anche le hostess si danno malate. Chi non ha partecipato alle selezioni di Ita, non ha nulla da perdere. Ma pure chi ha partecipato non ha alcuna sicurezza. Ita decolla infatti con un «bagaglio segreto»: non si sa quante velivoli potranno essere allestiti il 15 ottobre, giorno fissato per il debutto. La newco dovrebbe partire con 52 jet, di cui sette «wide body» per le tratte intercontinentali. Diventeranno 78 nel 2022 e 105 entro il 2025. Tra quattro anni, se tutto va bene e i passeggeri torneranno, le assunzioni saliranno a 5.500. Ma adesso non è dato sapere neppure se quei 52 velivoli promessi per il battesimo dell'aria riusciranno ad accendere i motori. Vanno affittati da Alitalia.

Poi ci sono i turni da comporre, le sostituzioni da prevedere in caso, pure in Ita, qualcuno si ammalasse. Quindi c'è la questione del marchio Alitalia da risolvere. Tutto nei prossimi sedici giorni. Di sicuro Alitalia morirà nel caos. Ita, dal caos, riuscirà a rinascere?