Falliscono anche gli Stati. Nel 2020 sette default. Dall'Argentina allo Zambia ecco chi ha fatto il botto

Filippo Caleri

Falliscono anche gli Stati sovrani. Già, a dispetto delle tesi dei vecchi libri di economia che consideravano gli Stati immuni dal default, da qualche anno con la finanza globalizzata e soprattutto con la necessità dei governi di finanziare la spesa pubblica con il ricorso al debito, sulle nazioni ora lo spettro della bancarotta è concreto. A metterci la ciliegina sulla torta nel 2020 è stato anche il Covid che ha portato il record di insolvenze sovrane per ben sei paesi. Lo ha ricordato Standard & Poor’s Global Rating, secondo la quale l’anno scorso ben sette volte è capitato  che un governo non sia stato in grado di onorare i suoi debiti. A fare default sono stati paesi ai quattro angoli del mondo: Argentina, Ecuador, Libano, Zambia, Belize e Suriname che non ha onorato le scadenze per due volte. Il precedente record delle insolvenze sovrane era stato raggiunto nel 2017, con sei fallimenti.  Determinati non solo dal coronavirus ma anche dal crollo dei prezzi delle materie prime, in primis il petrolio, che hanno privato le casse di molti Stati di importanti flussi di cassa con i quali ripagare i creditori. Complessivamente S&P ha decretato 24 insolvenze sovrane nel corso della sua storia, metà delle quali riguardano Paesi che sono andati più volte in default. L’Argentina è fallita 5 volte, il Belize 4 volte, l’Ecuador 2 volte e il Libano, lo Zambia e il Suriname sono tutti falliti nel 2020 per la prima volta. Va anche ricordato che i tagli di rating sovrani da parte di S&P nel 2020 sono stati 26, pari al livello record del 2011 e che attualmente il 60% dei Paesi emergenti hanno un indebitamento a elevato livello di rischio, e cioè "non investment grade". Una  condizione che rende ancor più difficile il percorso di rientro alla normalità finanziaria  per i falliti. Sì perché i loro titoli di debito non possono essere acquistati dai fondi internazionali. Così il loro collocamento è possibile solo alzando i rendimenti rispetto alla media di mercato e questo pone le premesse per un più rapido default. Ecco la lista dei Paesi falliti lo scorso anno.

LIBANO, IL COVID NON C'ENTRA

  

L’insolvenza sovrana più drammatica nel 2020 è stata quella del Libano, che poi è anche l’unico fallimento di Stato non legato al Covid o ai suoi effetti collaterali. L'annuncio del mancato pagamento di una rata da 1,2 miliardi di euro di un eurobond da parte di Beirut è avvenuta lo scorso 7 marzo e ha fatto scattare il default. In Libano all’epoca i casi di Covid si contavano sulle dita di una mano. Il problema è dunque solo l’eccesso di indebitamento, che ha reso impossibile il pagamento degli interessi da parte dei libanesi. Nel 2016 il Libano aveva una delle economie più stabili del Medioriente, poi è iniziata una crisi economica senza precedenti: la lira libanese si è svalutata del 90%, l’inflazione è salita all’85%, metà della popolazione, secondo l’Onu, vive sotto la soglia di povertà e i rifornimenti di beni di prima necessità scarseggiano. Insomma, rimborsare ai creditori un debito di circa 90 miliardi di dollari per il Libano è diventato impossibile. E S& P non ha fatto altro che ratificare questa realtà abbassando il rating a livello CC.

IL PETROLIO E IL CRACK ECUADOR

Il secondo crack della storia dell’Ecuador è legato al crollo del prezzo del petrolio, ma è durato poco. Ad agosto il Paese sudamericano ha chiesto di rinviare il rimborso di una rata da 800 milioni di dollari di bond in scadenza, facendo scattare il default. Tuttavia nel corso della stessa estate il Paese ha trovato un accordo di ristrutturazione del debito coi creditori, tagliando il debito e riducendo gli interessi.

QUINTO BOTTO PER L'ARGENTINA 

L’Argentina è campione mondiale delle insolvenze di Stato e quella dell’aprile 2020 è stato il suo quinto default. La sua cronica incapacità di gestire i conti pubblici è stata peggiorata dalla crisi del Covid. In aprile il Paese ha mancato dei pagamenti in bond denominati in dollari e a giugno ha fatto il bis con altri bond in valuta estera. Di conseguenza il governo è tornato a trattare coi creditori, ottenendo un’insolvenza selettiva e cioè un alleggerimento del debito pubblico che ammonta a 65 miliardi di dollari.

QUARTO DEFAULT PER IL BELIZE

Il piccolo Stato caraibico del Belize è al suo quarto default e dunque di insolvenze se ne intende. Il Paese ha mezzo milione di abitanti e vive di turismo. Il Covid ha fatto crollare del 70% la sua unica entrata consistente e ad agosto il governo ha chiesto ai creditori il rinvio del pagamento di una rata di rimborsi da 526 milioni di dollari di bond in scadenza. Il Fmi ha chiuso a marzo la sua ispezione sui conti pubblici del Belize, definendo «insostenibile» il debito.

DOPPIO FALLIMENTO PER IL SURINAME

Suriname è una piccola ex colonia olandese del Sudamerica. Il crollo delle esportazioni dell’oro, legato alla crisi Covid, l’ha fatta precipitare una crisi economica che persisteva da anni. Discutibili progetti infrastrutturali varati dall’ex dittatore Dosi Bouterse, condannato in Olanda per traffico di cocaina e accusato di omicidio, hanno costretto il Paese a saltare il pagamento di due rate obbligazionarie da 675 milioni di dollari, prima a luglio e poi ottobre. Bouterse si è dimesso e ora il paese ha chiesto al Fmi di aiutarlo a superare il default.

IL RAME E LO ZAMBIA

lo Zambia è l’unico Paese africano che nel 2020 ha dichiarato l’insolvenza. La colpa è del crollo dell’export del rame, la sua principale risorsa mineraria. Anche in questo caso, come per il petrolio, si tratta di un effetto collaterale della crisi pandemica, che ha fatto crollare la domanda globale di materie prime. Lo Zambia comunque ha l’aggravante di essere uno dei Paesi africani più indebitati, in particolare con la Cina. A novembre il governo non ha rimborsato una rata da 42,5 miliardi di dollari di bond in scadenza, facendo scattare il default. Difficilmente lo Zambia riuscirà a pagare i creditori in un prossimo futuro e secondo gli esperti potrebbe essere il primo Paese africano di una lunga lista a cadere in default.