Governo nel caos

Sul Recovery fund i ministri vanno in tilt. E litigano con i burocrati

Filippo Caleri

Non ci sarebbero liti furiose tra ministri sul Recovery fund per aver sforato il tetto dei miliardi a disposizione presentando una moltitudine di progetti. Ma solo il cosiddetto overbooking di proposte delle direzioni ministeriali, dunque di burocrati e tecnici, che normalmente presentano ai responsabili dei dicasteri più soluzioni rispetto alle risorse in campo. Non certo per bulimia produttiva ma semplicemente perché il loro lavoro è suggerire ipotesi di lavoro tra le quali poi il livello politico, cioè il ministro, decide e sceglie. Ora, confidano a il Tempo più dirigenti interpellati, il problema dell’uso delle risorse europee che rischiano di non essere sufficienti per portare a termine i progetti, sarebbe legato proprio alla normale sovrapproduzione tecnica, che però non è stata adeguatamente filtrata dagli organi di staff dei ministri. Con il risultato che mai come in questo governo è così evidente lo scollamento tra le burocrazie e la scelta prettamente politica. 
Uno dei dicasteri nei quali è stato più evidente questo aspetto sarebbe più evidente è quello delle Infrastrutture. La ministra Paola De Micheli si è trovata sulla scrivania una miriade di piani, frutto anche di scelte dal passato, e dunque con un’impostazione troppo tradizionale rispetto alle linee guida imposte dalla Commissione per accettare i progetti. Una leggerezza da attribuire non alle strutture ministeriali ma alla stessa De Micheli che non avrebbe adeguatamente scremato gli investimenti in linea con i desiderata di Bruxelles. Per lei è dunque atteso il ridimensionamento più pesante. Analoghi problemi si sarebbero presentati anche nel dicastero dell’Agricoltura dove la messa in campo dei progetti si scontra anche con le istanze locali delle Regioni che governano fondi e processi del comparto. 
Se questi sono i nodi interni nella complessa trattativa del Recovery fund non mancano le insidie esterne. A mettere in guardia sulle difficoltà di attivare il meccanismo sono stati i tecnici di Camera e Senato in un dossier sulla legge di Bilancio: «Le difficoltà nelle trattative sul Next Generation Eu, il nuovo strumento dell’Ue che raccoglierebbe fondi sui mercati e li canalizzerebbe verso i programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale, potrebbero ritardare l’esborso dei fondi del Recovery fund». «I negoziati stanno proseguendo con difficoltà - si legge nel dossier - a causa di una serie di criticità e divergenze che si stanno registrando su diversi elementi dell’accordo. Ciò sta inevitabilmente comportando un allungamento dei tempi per la finalizzazione dell’iter legislativo, con il conseguente rischio di ritardare l’avvio dei nuovi programmi, non solo della coesione, e la messa a disposizione dei fondi di Next Generation EU». In particolare, secondo i tecnici delle Camere, «i Governi di Polonia e Ungheria hanno messo il proprio veto in Consiglio sull’approvazione del bilancio e della decisione sulle risorse proprie (che richiedono l’unanimità) in ragione della loro contrarietà all’introduzione di una condizionalità per l’erogazione dei fondi legata al rispetto dello Stato di diritto».