Le aste del Tesoro

Corsa ai titoli di Stato. Non li vuole nessuno, ma li comprano tutti

Filippo Caleri

Il mercato finanziario snobba l'Italia, vende quando ha interesse ad alzare lo spread, ma alla fine si ripresenta senza problemi. E compra titoli di Stato italiani accorrendo in massa alle aste del Tesoro. La spiegazione è semplice: nonostante il debito pubblico mostruoso, la ricchezza del Paese è sostanziale e percepita come garanzia sufficiente per chi compra. Non solo. In un mondo di tassi negativi, di mercati azionari in fibrillazione,  e di cedole e dividendi azzerati, uno 0,3% su grandi numeri è meglio del -0,4% assicurato dai solidi titoli dei partner europei. Che sono forse più solidi, ma dare 100 e ottenere alla scadenza meno di 100, è scelta antieconomica anche per il fondo più prudente. Questo, e non le piroette del Governo sul rilancio del Paese, spiega l'appeal che continua a esercitare il debito pubblico italiano quando  l Tesoro chiede cassa ai mercati. Oggi ad esempio sono stati venduti tutti i 7 miliardi di euro di Bot a 1 anno (scadenza maggio 2021) offerti nell'asta odierna, pagando un tasso dello 0,248%, in riduzione dallo 0,534% della precedente asta di aprile. Ora se fossero carta straccia non si presenterebbe nessuno a via XX Settembre è invece no. La domanda è stata di 1,71 volte l'offerta a quasi 12 miliardi, dall'1,57 di un mese fa. Il Mef ha inoltre fatto il pieno collocando un Bot flessibile a 153 giorni  (scadenza ottobre 2020) per un importo di 3,5 miliardi, pagando un tasso dello 0,024% con un rapporto di copertura dell'1,91. Chi profetizza sciagure e default, o le sfrutta per calcoli personali, per ora deve stare all'angolo.