Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Emergenza imprese, a Londra lo Stato aiuta sul serio

Londra deserta per il coronavirus

L'imprenditore Narduzzi: "Il pagamento dell'Iva rinviato di un anno. Sostegni alle imprese già operativi"

Massimiliano Lenzi
  • a
  • a
  • a

«Guardi, mentre lei mi sta intervistando mi è arrivata una mail dalle Agenzie delle Entrate inglese che mi comunica: rinviato al 31 marzo 2021 il pagamento dell'Iva e non devo neppure fare nulla per comunicarglielo. Semplicemente non paghi». Succede, se si vive in Inghilterra. In Italia no. Noi de "Il Tempo" sulle differenze degli aiuti a imprese e lavoratori ai tempi del coronavirus, sul peso - enorme in Italia - della burocrazia sui cittadini, stavamo intervistando - quando gli è arrivata la buona novella sull'Iva - Edoardo Narduzzi, imprenditore italiano che vive in Inghilterra, fondatore e presidente di Mashfrog Group, secondo il "Financial Times" una tra le migliori mille imprese europee nella classifica annuale. Visto che ai contribuenti in Italia una sorpresa come quella di non pagare l'Iva - virus o no - fino al 2021 non arriverà mai, abbiamo proseguito l'intervista da un punto chiave, per quelli che sopravviveranno al coronavirus. Come li aiuterà l'Inghilterra a ripartire? Come invece l'Italia? Parliamo di imprenditori, commercianti, lavoratori. In una parola molto usata: la gente. «Con l'Italia - spiega Narduzzi - la differenza è profonda. Nel senso che in Inghilterra sono partiti in ritardo però il meccanismo degli aiuti funziona. Gli aiuti li hanno varati di fatto una settimana fa. Sono operativi da lunedì. Ci sono gli aiuti verso le piccole e medie imprese che possono chiedere un finanziamento fino a 5 milioni di pound, garantito all'80% dal governo, e sono molto semplici. Tu lavori con la tua banca commerciale. Ci sono, mi sembra, una cinquantina di banche riconosciute dal Ministero dell'economia britannico. Tu vai presso la tua banca, la tua banca di fatto prende in mano la pratica e la pratica è molto semplice. Devi presentare il vecchio business plan e il nuovo business plan, quello rivisto dopo la botta da coronavirus. Loro ti danno immediatamente la differenza dei costi che non riesci a coprire. Prima avevi 100 di ricavi, ora pensi di farne 70 e loro ti danno immediatamente la differenza che è 30. Con la variante che il Governo per 12 mesi non ti fa pagare interessi, perché li copre lui». Solo questo? «C'è il finanziamento che ti dà la banca, garantito all'80% sempre dal governo. Quindi la banca ti conosce come cliente, il governo le dà la garanzia e la banca va velocissima. E questo è un elemento molto rassicurante per chi fa impresa. Noi li abbiamo contattati lunedì, mercoledì ci hanno dato le seconde istruzioni, stiamo mettendo a punto il business plan che presenteremo la prossima settimana e loro in brevissimo tempo daranno il finanziamento. Questo perché il finanziamento è dato dalla banca con cui uno opera, e in questo caso è riservato alle piccole e medie imprese con un tetto massimo di fatturato. Queste possono chiedere un finanziamento pluriennale fino a 5 milioni di sterline ed il primo anno senza interessi». E per i commercianti? «Sul commercio hanno fatto delle norme ad hoc: hanno sospeso tutte le tasse, a ristoranti, alberghi, pub, per adesso fino al 30 giugno.  Alle piccole attività, alberghi e ristoranti, gli hanno dato 25mila pound ciascuna a fondo perduto per venire incontro alla crisi. Mentre le piccole aziende, che non sono nel settore dell'ospitalità, possono chiedere 10mila sterline ciascuna se sono in difficoltà. Altra cosa che hanno fatto: puoi mettere a casa tutti i dipendenti per 12 settimane fino a 2.500 sterline al mese, come tetto massimo, che paga il governo. Ti danno 12 settimane di stipendio fino ad un massimo di 2500 pound mensili». In Inghilterra che peso ha la burocrazia? «Io sto qui da tre anni come imprenditore, non sono mai entrato dentro un ufficio della pubblica amministrazione ed ho sempre fatto tutto online. Tu hai un codice e con quello lavori. Qui in Inghilterra ci sono 5 milioni di partite Iva anche a loro il governo ha dato l'80% di quello che hanno dichiarato negli ultimi due anni, per 12 settimane. Ovviamente fino a 2.500 sterline che è il tetto massimo mensile. Sa quale è il vero insegnamento che arriva dall'Inghilterra?». Quale? «In Italia l'impostazione è che secondo lo Stato le imprese tendono a truffare, a evadere, a fare i furbi, ed è chiaro che anche durante una situazione di crisi come questa allora ti ritrovi a fare decreti lunghi pagine e pagine, certificati antimafia e tutte le dichiarazioni più insensate. In Inghilterra la filosofia è l'opposto: io ti do il massimo di fiducia, tutto è impostato per essere veloce. Il cittadino autodichiara poi lo Stato controllerà e se avrai dichiarato il falso non farai più business. Si tratta di due approcci agli antipodi. Io ho aziende sia in Inghilterra che in Italia: qua siamo tutti pronti mentre in Italia la modulistica che devi fare con l'Inps è macchinosa e devi caricarti quindi degli extracosti di burocrazia. Noi in Italia abbiamo la Pec e la firma digitale, che gli inglesi non hanno, ma in Italia questa non serve a nulla. Mentre in Inghilterra tu fai la tua firma online, sul tablet, gliela mandi e sbrighi le pratiche. Non è una firma digitale ma un software che usi per tutto e si chiama DocuSign». L'economia si riprenderà dal coronavirus? «Il coronavirus ci mette di fronte a delle situazioni che non avevamo mai visto né immaginato e quindi anche come aziende siamo in una fase in cui cerchiamo di adattarci giorno dopo giorno a quello che succede. È chiaro poi che la situazione è gradualmente precipitata perché non c'è stata una chiusura contemporanea di tutti, ma c'è stata una lenta degenerazione. Però è anche una situazione che non è né la fine dell'economia né la fine del Pianeta, è una situazione gestibile. Ovviamente più le macchine istituzionali sono attrezzate e più la gestiscono. Io penso che se non si fanno troppi errori potrebbe anche esserci una ripresa abbastanza veloce soprattutto in alcuni settori. Poi alcuni settori sono in difficoltà evidente, il turismo ad esempio ha subito un impatto sia nella parte fisica che digitale. I trasporti, aerei e treni, pure. Altri business, invece, penso al gioco, hanno subito un impatto nella parte fisica ma stanno avendo un boom nella parte digitale». Quando riaprirà l'Inghilterra? «L'Inghilterra ha tre settimane di lockdown ma già circolano voci che potrebbero estenderlo ancora. Le tre settimane scadono a ridosso di Pasqua». Ieri il premier Boris Johnson è risultato positivo al coronavirus: l'Inghilterra è sotto shock? «Questo è un Paese gestito da Downing Street perché in Inghilterra i presidenti di regione non esistono. La leadership politica del Paese ce l'ha il Primo Ministro e poi ci sono le realtà territoriali, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. E l'unica che ha una qualche visibilità politica è la Scozia che ha comunque pochi milioni di abitanti. Come è stato vissuto? Sicuramente uno shock perché si sente la situazione complicata. Il Paese però ha risposto in maniera ordinata e tranquilla, era già pronta la linea di successione, lo avevano comunicato alcuni giorni fa, ed era il Ministro degli Esteri. Forse se lo aspettavano pure».

Dai blog