FISCO ED ECONOMIA

Le imprese di Roma sonole più tartassate d'Italia

Carlantonio Solimene

La Capitale d’Italia è tra le città più tartassate di tutte, preceduta solo da Bologna e Reggio Calabria. Primo posto invece per Bolzano, il migliore dei 141 comuni analizzati dal Cna nel sesto rapporto sulla tassazione alle piccole e medie imprese presentato oggi a Roma. "Questo rapporto si intitola Comune che vai, fisco che trovi e si inserisce in un momento storico in cui c’è un dibattito molto forte sulla revisione dei sistemi di incentivi alle imprese da un lato e sulle nuove forme di copertura per i fabbisogni di bilancio proprio in vista della legge di bilancio del 2020". Apre così la conferenza stampa Stefano Di Niola, segretario CNA di Roma. "Nei giorni in cui si parla di tassazione su bibite gassate o su merendine, il tema di trovare le coperture finanziarie è centrale - aggiunge Di Niola - a Roma ci sono voluti 245 giorni prima di arrivare al 1° settembre, data dalla quale l’impresa smette di lavorare per pagare il fisco e i contributi e inizia a lavorare per se stessa, per poter investire e iniziare davvero a guadagnare. Si tratta comunque di un termine inferiore rispetto a quello che c’era stato nel 2018 che era di ben 10 giorni in più". "Il CNA ha fornito il dato che indica in che modo pesa la pressione fiscale su una determinata impresa, non solo al livello nazionale ma anche considerando ognuno dei 141 comuni - spiega Claudio Carpentieri, responsabile Dipartimento Politiche Fiscali e Societarie CNA Nazionale - Roma si colloca al 139º posto e versa al fisco il 67% del reddito con la metà di queste tasse e imposte che finisce nelle casse di Comune e Regione di cui ben 11.650mila euro solo per Imu, Tasi e Tari. Il tax Free Day a Bolzano (1° posto) è stato l’11 luglio, a Reggio Calabria (ultimo posto) l’11 settembre". "La sindaca Raggi sta portando al governo delle richieste puntuali, che il premier Conte sta valutando - afferma Carlo Cafarotti, Assessore Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro Roma Capitale - vivere a Roma è un privilegio ma Roma non è una città privilegiata perché soffre di un carico fiscale a fronte di servizi e trasporti che non sono minimamente all’altezza. Comunque un miglioramento c’è stato e anche se questo 1,5% non dice molto a un’azienda con fatturati milionari può essere il discrimine tra la sopravvivenza e il collasso per medie e piccole imprese". "I dati dimostrano quanto sia difficile fare impresa a Roma oggi perché la città vive il disagio di essere nella parte sbagliata della classifica che vede una netta distinzione tra nord e sud - interviene Valeria Baglio, Commissione Bilancio comune di Roma (Pd) - come Partito Democratico ci stiamo sempre più concentrando sul problema dello sviluppo infrastrutturale della città perché, al di là della pressione fiscale, anche i servizi sono centrali. Vorrei che Roma da sonnacchiosa città dei ministeri diventasse attiva e dinamica". "Non possiamo accontentarci del 139° posto - commenta Davide Bordoni Commissione Bilancio Comune di Roma (Fi) - questa città negli ultimi anni ha sofferto la poca attenzione della politica nazionale e la mancanza di progetti di sviluppo. Non è un caso che tra le prime città ci sono Trento e Bolzano che sono in regioni a statuto speciale, anche Roma dovrebbe esserlo, perché ha bisogno di risorse e investimenti da parte dello stato che la facciano ripartire. Se Parigi o Londra portano al Pil nazionale tra il 20 e il 30%, Roma arriva a malapena al 9% e questo è un dato esemplificativo della sua condizione". "Il problema di Roma è che non solo non e attrattiva ma è disincentivante per le imprese - interviene a conclusione il Presidente CNA di Roma Michelangelo Melchionno - con un livello di tassazione alto dovuto ad addizionali regionali e comunali superiori a tutte le altre città. I costi della capitale non possono essere pagati solo dai romani ma vanno ripartiti tra tutti i cittadini. Noi riteniamo che Roma debba essere aiutata ad essere una città attrattiva e ciò può essere fatto solo con strumenti sovracomunali e sovraregionali". "Basti pensare al problema del traffico, il cui costo incide sulle piccole aziende per circa 10 mila euro l’anno - conclude Melchionno - speriamo che l’amministrazione comunale e regionale possano insieme rivedere le addizionali che incidono sulla nostra città non tanto per diventare più attrattivi, che sarebbe il sogno finale, ma per cercare almeno di non far scappare all’estero le aziende che già sono sul nostro territorio".