Imu e Iva costeranno quest'anno 14 miliardi

Quattordici miliardi. Ecco quanto costeranno l'Imu e l'Iva agli italiani nel 2012. Miliardi che diventeranno 25 dal 2013 in poi. Il conto, salatissimo, è stato fatto da Claudio Siciliotti, presidente dei dottori commercialisti, all'assemblea annuale della categoria che si è riunita ieri a Roma. «L'Imu entra in gioco da giugno mentre il passaggio dell'aliquota iva del 21% al 23% e di quella del 10% al 12% è fissato all'1 ottobre 2012”, ha ricordato Siciliotti puntando il dito contro una pressione fiscale cresciuta in modo «assolutamente irresponsabile». Con una pressione fiscale destinata a schizzare dal 42,43% del 2011 al 45,09% nel 2012 «per poi attestarsi tra il 45,5% e il 46% negli anni successivi», Siciliotti ha sottolineato che l'ammontare complessivo delle manovre varate nel 2011, una volta a regime dal 2014, si compone di riduzioni della spesa per poco meno del 40% e di aumenti di entrate per poco più del 60 per cento. Ma il direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, invitato all'assemblea e accolto anche da qualche fischio, ha difeso l'operato dello Stato che nella lotta all'evasione «fa sul serio e intende fare sempre più sul serio». Per Befera ci troviamo «a valle di un lungo periodo in cui troppi contribuenti hanno disatteso il patto fiscale con lo Stato. È necessario tornare al rispetto delle regole». Così come si deve anche tener conto del fatto che Agenzia delle Entrate e Equitalia applicano solo le leggi e non possono perciò «distinguere su base discrezionale tra evasori tout court da trattare con il massimo rigore e contribuenti in difficoltà». Nessuna delle due può quindi «arrogarsi il diritto di stabilire caso per caso la sofferenza giusta da infliggere o quella ingiusta che non va inflitta. Se così facesse - ha aggiunto - derogherebbe a norme di legge». Nel frattempo a scattare una fotografia dei redditi degli italiani sono le ultime statistiche fornite ieri dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. Secondo dichiarazioni fiscali del 2011 i lavoratori autonomi e i professionisti hanno guadagnato il 3,1% in più rispetto al 2009 con un reddito medio annuo di 27mila euro. Ma resta lungo l'elenco delle categorie che dichiarano redditi molto bassi, inferiori a quelli medi dei lavoratori dipendenti (19.810 euro nelle stesse dichiarazioni del 2011). I dati sulle ultime dichiarazioni riguardanti i contribuenti che rispondono agli studi di settore: autonomi, artigiani, commercianti, professionisti. Nell'anno in cui la crisi è stata un po' meno pressante, comunque alcune categorie non sono arrivate, nella media, ai 10.000 euro di reddito annuo (tra queste gli istituti di bellezza, i negozi di abbigliamento o le tintorie). Abbondantemente sotto i circa 20.000 euro annui che guadagna mediamente un lavoratore dipendente ci sono bar (16.800 euro), ristoranti (14.300), taxi (14.800), gioiellieri (17.000), autosaloni (14.800). Il top dei redditi, sempre tra autonomi e professionisti, spetta invece ai notai che, secondo le ultime dichiarazioni, guadagnano oltre 318.000 euro. Anche le farmacie hanno redditi a sei cifre: 109.700. Seguono studi medici, commercialisti e avvocati. Il reddito dichiarato delle società di persone (che sono complessivamente pari a quasi un milione) è invece mediamente pari a 41.960 euro, lo 0,41% in più rispetto all'anno precedente. Le Finanze hanno fornito anche i dati sull'Iva: sono circa 5,122 milioni i contribuenti che nel 2011 hanno presentato la dichiarazione sull'imposta, l'1% in meno rispetto all'anno prima. Colpisce l'elevata concentrazione del giro d'affari: i contribuenti con ricavi oltre 7 milioni (prevalentemente società di capitali) detengono circa il 66% del giro d'affari totale che emerge dalle dichiarazioni Iva.