L'utile Eni vola a 3,62 miliardi (+42%)

Ilcolosso petrolifero realizza un utile pari a 3,62 miliardi, in rialzo del 42%, e un utile netto adjusted in crescita del 13% a 2,48 miliardi di euro. Il risultato è superiore alle stime degli analisti e l'amministratore delegato Paolo Scaroni entusiasta lo definisce «eccellente». Anche la Borsa brinda facendo guadagnare al titolo un +2,17% a 16,92 euro. Scaroni sottolinea i due fattori che sono stati determinanti per la performance del primo trimestre: «la ripresa produttiva in Libia e l'incremento del prezzo del petrolio, nonostante un mercato difficile» per il gas, per la raffinazione e per la chimica. La produzione di idrocarburi ha registrato un andamento sostanzialmente in linea con quello del primo trimestre del 2011 e pari a 1,674 milioni di barili al giorno (-0,6%, ma +0,2% escludendo l'effetto prezzo). Negativo, invece, il dato sul gas: le vendite hanno registrato una flessione del 5,3% a 30,61 miliardi di metri cubi «a causa della debolezza della domanda e dell'azione della concorrenza». Nessun miglioramento, inoltre, per il settore raffinazione, in crisi ormai da anni: le vendite di prodotti petroliferi nel mercato rete Italia hanno infatti registrato una flessione del 6,7% a causa del calo dei consumi di carburanti, anche se la quota di mercato risulta in crescita di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (30%). Scaroni ha ricordato, oltre alla rinegoziazione dei contratti con Gazprom (che ieri ha diffuso i conti del 2011 con un risultato in crescita del 35%), «le importanti scoperte in Mozambico e i nuovi successi nel Mare di Barents», nonchè il recente accordo con Rosneft, «che marcherà la nostra attività di esplorazione per molti anni rafforzando le nostre prospettive di crescita a lungo termine». E poi c'è il Kazakhstan, con il grande giacimento di Kashagan dove la produzione dovrebbe partire, come previsto, «nel mese di novembre». Dallo scenario di Eni, invece, usciranno la portoghese Galp, la cui quota residua, ha spiegato il direttore finanziario Alessandro Bernini in conference call, verrà venduta «ma non ai prezzi attuali». Sul decreto in arrivo a fine maggio per lo scorporo di Snam, Bernini ha preferito non fornire dettagli, ma la strategia del gruppo controllante è chiara: al termine dell'operazione «l'Eni dovrà essere più forte di prima».