Imprese sulle barricate contro la riforma

L'offensivadella Confindustria è già partita e ha trovato una sponda nel Pdl. L'attacco è alla modifica dell'articolo 18 nella versione voluta dal Pd e fatta propria dal governo. Il presidente degli industriali Emma Marcegaglia sostiene che così come sono state concepite le nuove norme sui licenziamenti per motivi economici, sono un ostacolo all'occupazione. La possibilità del reintegro, secondo gli industriali, va quindi abolita durante l'iter parlamentare. Domani si riuniranno le organizzazioni datoriali per valutare il confronto con il governo e decidere l'atteggiamento da tenere nel corso dell'iter in Camera e Senato. Il premier Monti prima della partenza per Israele aveva addirittura ventilato l'ipotesi della fiducia per blindare il testo da stravolgimenti durante la discussione nelle Camere ma ieri il sottosegretario Catricalà ha prospettato una maggiore apertura che è stata ben accolta dalle imprese. «L'impianto deve restare quello che è ma siamo disponibili ad accettare buone modifiche che possono nascere in Parlamento» ha detto. La ratio, ricorda Catricalà, «è quella di una maggiore flessibilità in uscita per consentire una maggiore entrata nel mercato del lavoro» e «se le modifiche sono in questo senso, siamo disponibili ad accettarle». Con il Parlamento, evidenzia quindi Catricalà, «abbiamo fatto finora un ottimo lavoro». E, ricordando le riforme già approvate: «non sono mai stato insoddisfatto delle modifiche introdotte dalle Camere, nè sul Salva Italia nè sul Cresci Italia». Monti ha ribadito che il provvedimento «è bilanciato» e rende il mercato «molto più flessibile, a beneficio delle imprese, e meno dualistico». Con le parole di Catricalà il Pdl intravede un varco per allargare le maglie della flessibilità in entrata e il Pd per migliorare le norme sugli ammortizzatori sociali mentre il Terzo polo mette in guardia dal rischio che la riforma possa essere svuotata. Il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri rilancia con un occhio alle imprese: «Catricalà si è reso conto che il ddl, sulla parte della flessibilità in entrata, va riscritto e non solo modificato». E annuncia che il Pdl «è pronto ad avanzare proposte» e si mette a disposizione per elaborare le modifiche necessarie a «correggere errori che rischiano di aumentare la disoccupazione». Nei prossimi giorni il Pdl promuoverà un giro di incontri con i rappresentanti del mondo produttivo, delle imprese e dei sindacati. Nel Pd prevale invece il timore che si inneschi una pericolosa spirale di richieste al ribasso sui contenuti principali della riforma. «Spero che sul ddl non si sviluppi una battaglia di retroguardia tesa a bilanciare il passo avanti sull'articolo 18 per avere in cambio un'ulteriore flessibilità del lavoro», avverte Cesare Damiano. Le politiche del centrodestra, ricorda, «hanno aumentato la flessibilità in modo eccessivo trasformandola in precarietà». Damiano annuncia che il Pd «chiederà dei miglioramenti» sugli ammortizzatori per i lavoratori precari. La parola, ora, passa al Parlamento e, da domani, alla commissione lavoro del Senato. Oggi alle 19 l'ufficio di presidenza della commissione Lavoro di Palazzo Madama stilerà il calendario dei lavori. Per la settimana sono previste altre tre riunioni: domani, giovedì e venerdì. Il ddl varato dal Governo, composto di circa 70 articoli, potrebbe arrivare in Aula entro due mesi per il primo via libera, come ha annunciato il presidente della commissione, Pasquale Giuliano (Pdl), che ha anche assicurato che l'esame del testo sarà accurato ma procederà speditamente. La commissione probabilmente convocherà anche sindacati, Confindustria ed esperti della materia. Prima di portare il testo in aula potrebbe quindi valutare le diverse posizioni. Il Governo vuole valutare le modifiche necessarie per evitare che la riforma renda «ancora più pericolosa la recessione».