Il pasticcio degli iscritti nei sindacati italiani

Perchése le confederazioni maggiori (Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal) ne dichiarano 14,8 milioni in realtà, secondo un'indagine del sindacato autonomo Confsal, ce ne sono tre milioni in più. Lo studio della Confsal è partito da una cifra certa, cioè il numero dei pensionati iscritti ai sindacati che l'Inps certifica a 7.694.048 (i sindacalizzati delle 5 confederazioni sarebbero 4.907.363). Quanto ai pensionati Inpdap sono 2.785.800 (427.517 quelli delle 5 confederazioni). La cifra complessiva Inps-Inpdadp è 5.682.075. Quella dichiarata dalle cinque confederazioni ammonterebbe a 6.957.126. C'è una differenza di 1.275.051 tra il dichiarato e il reale - spiega la Confsal - Macroscopica la percentuale di scarto dell'Ugl che ammonta al 91,08%. Secondo la Confsal, però, i conti non tornano anche per i lavoratori del settore privato. Il dato sul totale di questa fetta di lavoratori in Italia è 23.903.000 (il tasso di sindacalizzazione è del 33,8%). Se togliamo al totale dei lavoratori quelli del pubblico impiego, si ottiene la cifra di 19.650.000, numero complessivo dei lavoratori del privato. Se alla cifra si applica il tasso del 33,8% si ottiene il valore massimo di lavoratori del privato iscritti al sindacato, ovvero 6.641.700. Ma il numero di iscritti a Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal ammonta a 8.623.585: ci sono 1.965.000 lavoratori iscritti in più. Ma come si giustificano questi «esuberi» che secondo il segretario generale della Confsal Marco Paolo Nigi sono «un danno per la democrazia perché non attuano l'articolo 39 della Costituzione»? Nigi mentre lancia la campagna per l'operazione trasparenza spiega che «non c'è corrispondenza tra realtà e dichiarazioni dei sindacati nel privato impiego perché le misurazioni non sono certificate da un ente terzo e governate da un regolamento come succede nel pubblico. Sono un effetto della possibilità di autocertificazione senza controllo». In realtà c'è un accordo sottoscritto il 28 giugno scorso tra Confindustria e sindacati che obbliga a certificare il dato reale delle deleghe anche nel privato. Ma è rimasta ancora lettera morta. E quindi ognuno s'aggiusta il numero degli iscritti (nel privato) come vuole. E succede, spiega sempre la Confsal, che un sindacato autonomo (e quindi indipendente da ingerenze politiche e partitiche) che rappresenta oltre un milione e mezzo di lavoratori (tra pubblico impiego, privato e pensionati) venga escluso «dal tavolo delle trattative importanti e invece venga ammesso un sindacato come l'Ugl che non rappresenta realmente quello che dice. L'Ugl ha dichiarato più iscritti della Uil ed è paradossale». Lo sfogo di Nigi si riferisce in particolare all'esclusione della Confsal dal tavolo del governo-parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. «Non si può tornare alle corporazioni - conclude Nigi - e lasciare fuori una parte del sindacato perché non è espressa da nessun partito politico». La Confsal invece vorrebbe far sapere al ministro Elsa Fornero la sua ricetta per uscire dalla crisi: meno aggravi fiscali e lotta vera all'evasione. I soldi recuperati all'evasione serviranno ad alleggerire la pressione fiscale. Solo così si crea lo sviluppo.