La fuga continua, esce pure l'armatore Gallozzi

Martedìè uscita la Cartiere Pigna e ieri la decisione del gruppo Gallozzi spa, uno dei maggiori operatori nel settore del trasporto marittimo. L'accusa è identica a quella mossa da Giorgio Jannone delle Cartiere, ovvero «Confindustria assomiglia più ad un comitato politico che ad un soggetto di rappresentanza degli imprenditori, quelli veri». È chiaro ormai, anche se da Confindustria continuano a minimizzare, che non si tratta di casi isolati ma di uno scontento profondo e diffuso. «Ha fatto bene Sergio Marchionne a decidere che è meglio, molto meglio, tutelare gli interessi della propria azienda da soli» spiega Gallozzi e sottolinea di non avere alcuna intenzione di rinnegare il proprio percorso associativo nel quale, ha detto, «ho profuso, nei quattro anni della mia presidenza, ogni energia, raccogliendo numerose soddisfazioni e non pochi attestati di stima». La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è derivata «dall'incredibile e sconcertante iniziativa» del Collegio nazionale dei Probiviri di Confidustria che ha disposto per Gallozzi «l'impossibilità di accedere per i prossimi cinque anni a cariche confederali». Su questo argomento c'è una delibera del collegio nazionale del probiviri che invalida la seduta della giunta di Confindustria Salerno, nel corso della quale furono indicati i rappresentanti degli industriali salernitani nel consiglio della Camera di Commercio di Salerno. L'iniziativa dei probiviri nasce dal un ricorso presentato dall'ex presidente della Camera di Commercio di Salerno, Augusto Strianese. Cavaliere del lavoro, Gallozzi, presidente di Gallozzi Group spa, con la società Salerno Container Terminal spa è a capo di un gruppo che copre l'intera filiera logistica dei trasporti marittimi internazionali. Attualmente è impegnato con Marina d'Arechi spa nella costruzione di uno dei principali porti turistici del Mediterraneo (1.000 posti barca) firmato da Santiago Calatrava, un'operazione da 120 milioni di euro interamente finanziata con capitale proprio. Due anni fa Gallozzi ha aderito a Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo con il quale è in rapporti di amicizia. Tre uscite in tre giorni, davvero troppo per pensare a voci circoscritte di dissenso. Tant'è che Guidalberto Guidi, presidente di Ducati Energia, ha detto chiaro e tondo che «l'80% degli imprenditori la pensano come Marchionne ma non hanno possibilità di fare la voce grossa perchè la crisi li ha messi a dura prova». Guidi si dice anche convinto che ci saranno effetti emulativi. Minimizza invece Luigi Abete, presidente della Bnl, che ieri ha firmato un accordo con Confindustria per apposite forme di credito per le imprese che si associano in una rete. «L'uscita della Fiat è un evento che considero del tutto naturale, certo è una decisione rilevante simbolicamente ma non deve essere caricata di significati di altra natura, nè giustificata con altre ragioni». Poi spezza una lancia a favore della Marcegaglia: «Emma sta facendo molto bene il suo mestiere in un momento delicato. In questo periodo Confindustria si è attivata molto e se un associato decide di uscire, lo considero del tutto legittimo». Quanto al dissenso, Abete lo liquida come una diversità di opinioni. «Ci possono essere delle filosofie di sviluppo che possono legittimamente non essere condivise al cento per cento dagli associati». Intanto Fiat tranquillizza sulla conseguenza che la decisione di lasciare Confindustria avrà per gli investimenti in Italia. «La nostra uscita da Confindustria non cambia il nostro impegno in Italia» afferma il presidente John Elkann. Poi ribadisce la regioni che hanno portato il Lingotto a uscire da Viale dell'Astronomia: «Le nostre motivazioni sono logiche e coerenti con il percorso che abbiamo fatto e che continuiamo a fare. L'importante in questo momento, soprattutto quando uno vede difficoltà e incertezze, è di guardare al futuro e investire come stiamo facendo e di innovare».