Le Borse reagiscono al pessimismo della Fed

Con un colpo di reni nel finale le borse europee evitano il venerdì nero dopo le vendite innescate dalle parole del governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke. A dire il vero sono giorni che sui mercati c'è fibrillazione in attesa delle decisioni della Federal Reserve e gli operatori già scettici su una svolta, probabilmente avevano già digerito una possibile delusione. Così quando da oltre Oceano sono arrivate le parole di Bernanke non c'è stata grande sorpesa. I listini euorpei prima hanno ceduto ma sul finale hanno reagito con un colpo di reni a ciò che era dato per scontato. Milano, che era arrivata a perdere il 3% vede così il Ftse Mib sotto dello 0,97% e l'All Share dello 0,86%; Parigi cede l'1% e Francoforte che pure aveva esordito in calo di oltre il 3% poi termina in negativo solo dello 0,84%. Nessuna sorpresa neppure per i dati sulla crescita dell'economia degli Stati Uniti che nel secondo trimestre avanza solo dell'1% contro stime dell'1,3%. Peraltro sono mesi che da oltre Oceano arrivano dati negativi sull'economia, dalla contrazione dei consumi, alla fiducia delle imprese e all'andamento degli acquisti immobiliari. A Piazza Affari festeggiano le semestrali Prysmian (+2,3%) e Impregilo (+1,3%). L'estensione fino al 30 settembre del divieto di vendite allo scoperto, comunicato giovedì sera a mercati chiusi dalla Consob, così come il buon risultato dell'asta dei titoli di stato italiani, non aiutano il comparto bancario. A Milano Ubi lascia il 4,22%, Bpm il 3,88%, Mps il 3,13%, Banco Popolare il 2,86%. Tra le big va meglio Unicredit (+0,17%), Intesa Sanpaolo lascia invece l'1,32%. Mediobanca chiude in calo dell'1,28%. In casa Agnelli Fiat chiude in calo del 2,43% ed Exor del 2%, mentre Fiat Industrial termina la seduta in positivo (+0,59%). Le parole di Bernanke danno vigore all'oro che si conferma il bene rifugio. Sul mercato di New York, è arrivato a quota 1.800 dollari l'oncia, segnando un rialzo del 2,1%. L'effetto Fed si è fatto sentire anche sullo spread Btp-Bund. Il differenziale si è mantenuto stabile attorno a 290 punti base ma è salito a quota 300 mentre Bernanke parlava. I trader spiegano che il movimento non ha significato: lo spread è stabile da quando ci sono gli acquisti da parte della Bce ed è un allargamento, quindi, non reale ma derivante dalle parole del presidente della Fed. Gli operatori ritengono che piuttosto a condizionare i mercati saranno alcuni dati attesi per la prossima settimana dagli Stati Uniti, dalla disoccupazione, all'andamento dei redditi, agli ordini industriali. Sul fronte europeo lunedì dall'audizione all'europarlamento di Trichet, Juncker e Rehn dovrebbero venire indicazioni sull'Eurobond e la tassazione delle rendite finanziarie. Un quadro dello stato della crisi emergerà dai dati sui prezzi al consumo in agosto in Germania e sulla fiducia dei consumatori nell'eurozona sempre relativa ad agosto. Mercoledì invece di scena le statistiche sulla disoccupazione e giovedì la prima revisione dell'andamento del pil tedesco nel secondo trimestre.