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«Esiste disoccupazione anche in mercati in cui ci sono lavoratori disposti a lavorare e datori di lavoro disposti ad assumere, semplicemente perché questi fanno fatica ad incontrarsi, o perché non sanno dove farlo, o sono lontani geograficamente»

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Èquesta la tesi portante dei tre studiosi, gli americani Peter Diamond e Dale Mortensen e l'anglo-cipriota Christopher Pissarides che hanno ricevuto il Premio Nobel per l'economia. Il tema del mercato del lavoro stressato dalla crisi economica è continuamente sotto i riflettori (sono 210 milioni i disocupati a livello mondiale) e non c'è da stupirsi se la Reale Accademia delle Scienze svedese abbia deciso di insignire chi ha approfondito questa materia mettendo a punto una nuova metodologia d'analisi. La loro ricerca è volta a indagare i motivi per cui «nonostante le nuove opportunità di lavoro, ci siano così tanti disoccupati e cosa può fare la politica per ridurre il tasso di disoccupazione». Ovvero, lo studio degli «attriti» tra domanda e offerta di impiego. Peter Diamond, spiega la Reale Accademia, «ha analizzato gli aspetti fondamentali delle dinamiche dell'attività di ricerca sui mercati, mentre Dale Mortensen e Christopher Pissarides hanno approfondito la sua teoria e l'hanno applicata al mercato del lavoro». Secondo i tre economisti su molti mercati chi compra non sempre riesce ad entrare in contatto con chi vende, se non dopo un po' di tempo e ciò succede anche sul mercato del lavoro, preoccupando «chi è in cerca di lavoro e chi vuole offrire lavoro». Domanda di lavoro e offerta di posti, insomma, non si incontrano nonostante ci possa essere richiesta di lavoro non soddisfatta e disoccupazione sullo stesso mercato. Una delle conclusioni a cui giungono Diamond, Mortensen e Pissarides è che una politica volta a concedere «sussidi di disoccupazione più generosi può portare a disoccupazione più elevata e tempi più lunghi nella ricerca di un lavoro». Michele Pellizzari, professore di Economia del lavoro all'Università Bocconi di Milano, sottolinea che «se dovessimo applicare l'interpretazione scorretta all'Italia, che eroga sussidi molto poco generosi, dovremmo avere un tasso di disoccupazione molto basso. Ma evidentemente non è così». E quindi una buona politica del lavoro dovrebbe garantire «sussidi generosi ma per un periodo limitato - precisa Pellizzari - accompagnati da programmi di inserimento o di sostegno alla ricerca di un nuovo lavoro

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