«Elezioni? Una catastrofe»

«Lapriorità non è la giustizia ma l'economia. La classe politica deve pensare all'interesse del Paese non al proprio interesse. Le elezioni anticipate? Sarebbero una jattura in questo grave momento di crisi. Basta liti e divisioni, piuttosto un grande patto anche con l'opposizione, per affrontare le emergenze, dall'occupazione, al fisco, alle infrastrutture». Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl non nasconde di essere molto preoccupato per la situazione politica che vede senza via d'uscita, «almeno per come è stato impostato il confronto tra Fini e Berlusconi». E se la soluzione per uscire da questo scontro logorante fosse di andare di nuovo alle urne? «Sarebbe un atto di slealtà verso il Paese che si dibatte in una crisi senza precedenti. Da troppo tempo assistiamo a questi scontri frutto di un bipolarismo muscolare e inconcludente. Chi è chiamato a svolgere funzioni politiche deve trovare le soluzioni guardando al Paese e non a se stesso. Elezioni anticipate significherebbero sei mesi di grandissimi scontri, stimolando i meccanismi perversi della deresponsabilizzazione. Piuttosto che questo bipolarismo distruttivo, occorre una grande cooperazione in cui ognuno rinuncia a qualcosa di se stesso». Ma tra Fini e Berlusconi la ricucitura sembra impossibile... «Fini e Berlusconi dovrebbero rinunciare alle ripicche per convergere tra di loro e anche con le forze sociali e l'opposizione, su questioni essenziali per la ripresa. Trovare soluzioni con le parti sociali e opposizione sulle questioni essenziali». Alla riapertura dell'attività parlamentare il premier potrebbe fare un discorso sulla riforma della giustizia, che ne pensa? «Non si giustifica che la giustizia, che pure è un problema, assuma la rilevanza di primo problema. La priorità è di mettere in sicurezza la nostra economia e quello che crea reddito alle famiglie». La ripresa autunnale porterà un nuovo contratto per i metalmeccanici con le nuove regole volute dalla Fiat? «Abbiamo fatto un capolavoro inducendo la Fiat a mantenere l'impegno sulla presenza in Italia per cui investirà 20 miliardi di euro che avrà conseguenze nella stabilità odierna e futura nell'economia italiana». Cambiare le regole in contrasto con il maggiore sindacato del settore, la Fiom, non è un rischio? «Ci dispiace per questa situazione e ci preoccupa, però non è colpa nostra se c'è una realtà che più che pensare alla funzione sindacale pensa a quella di movimento politico. Spero in una correzione di questi comportamenti. Noi comunque abbiamo il dovere di andare avanti e essendo la maggioranza, chi è contrario, dovrebbe aver rispetto per le nostre posizioni».