Trichet all'Europa: la crisi c'è ancora

La Banca Centrale Europea lancia il suo allarme ai paesi Ue. La ripresa già fragile rischia di rallentare ancora di più con il colpo di coda della crisi finanziaria. Così non ci sono altre terapie che quella di agire subito per risanare i conti. Altrimenti si perderà la fiducia dei mercati. L'allarme arriva dalla Banca centrale europea, che nel suo bollettino mensile di maggio fa il punto sulle prospettive dei Sedici dopo i 750 miliardi di euro stanziati per evitare nuove crisi simili a quelle di Atene, e dopo l'impegno dell'Eurotower a comprare i titoli di Stato europei, che è stato «essenziale» per scongiurare il rischio di un contagio. La ripresa - precisa la Bce - è in corso, ma c'è anche una «incertezza insolitamente elevata», sintomo delle «rinnovate tensioni sui mercati finanziari» che hanno visto l'euro andare in picchiata e i premi di rendimento pagati da Grecia, Portogallo e Spagna balzare a livelli record. La disoccupazione dei Sedici è balzata oltre il 10%, ed è in ulteriore aumento nei prossimi mesi, secondo l'Eurotower: gli economisti si aspettano raggiunga il 10,4% fra meno di un anno. Il rischio - anche per la Bce - è di strozzare una ripresa su cui già pesano molte incognite. Gli Stati dell'area euro, però, non saranno solo impegnati a salvare la ripresa: c'è anche il problema dei conti pubblici, con la crisi greca che ha messo a nudo la scomoda realtà di una generalizzata indisciplina di bilancio che ha portato l'euro sull'orlo del precipizio. L'azione dei governi europei, questa volta sul risanamento, dovrà essere - avverte la Bce - «incisiva» e tempestiva, perché «più si aspetterà a correggere gli squilibri, maggiore risulterà l'aggiustamento necessario e più elevato sarà il rischio di subire un danno in termini di reputazione e fiducia». Un'analisi riecheggiata anche da Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce, secondo cui le autorità europee hanno evitato una seconda Lehman Brothers e una potenziale depressione, ma «ma hanno rinviato il problema che comincia a diventare pesante»: quello delle riforme, che ormai non si possono più rinviare visto che i mercati, attaccando la Grecia, mostrano di aver preso di mira la sostenibilità delle finanze pubbliche e della ripresa economica stessa. «L'area dell'euro, che non può monetizzare il proprio debito - prosegue Bini Smaghi - deve affrontare il problema da subito e assicurare che in ogni singolo Paese il debito pubblico sia solvibile senza il concorso monetario».