Ecco come non farsi fregare

Per capire realmente se il piano Ue di difesa non più della Grecia, ma dell’Europa stessa, funzionerà, bisognerà attendere l’estate. Intanto per smaltire i vari effetti-annuncio; compreso quello che si avrà domani alla riapertura delle borse. Ma soprattutto per vedere che cosa c’è nel pacchetto messo tecnicamente a punto oggi dai ministri finanziari e dalla commissione di Bruxelles, dopo gli impegni solenni di venerdì notte dei capi di governo. Fondamentale, per esempio, sarà l'attivazione o meno, e con quali modalità, del pronto intervento della Banca centrale europea per acquistare i titoli pubblici rimasti inevasi al momento dell'emissione. L'obiettivo è evidente, e doppio: da un lato, evitare che l'insuccesso di un'asta provochi panico ed effetto contagio; dall'altro impedire che questi titoli vadano a gonfiare un mercato secondario con prezzi stracciati e rendimenti stratosferici, l'ideale per la speculazione. E poiché questi junk bond sono a loro volta agganciati non ad una General Motors o una Lehman Brothers, ma al debito di paesi che tutti assieme formano il paniere dell'euro, si tratta di limitare l'assalto con la tecnica dello «scalping» alla moneta unica. Il perché i titoli greci a scadenza triennale offrano adesso un rendimento superiore al 23% non è dato dalla cedola ufficiale, ma dal prezzo. Se questa cedola fosse il 7% ma i titoli fossero trattati sul mercato secondario a un terzo del collocamento, il rendimento effettivo si triplicherebbe. Potrebbe apparire un affare, tanto più ora che l'Europa ha proclamato che uno stato membro «non può fallire». Ma ricordiamo che ciò non impedisce, per esempio, una ristrutturazione del debito, cioè un allungamento delle scadenze o un frazionamento degli interessi: anzi, secondo molti, questa sarebbe stata una via da percorrere subito. Se ci si dovrà arrivare, lo sapremo soltanto quando vedremo all'opera le misure di austerity varate dalla Grecia. Cioè tra due-tre anni. L'altro motivo per sconsigliare di avventurarsi su sentieri tanto ripidi è che gli speculatori professionisti hanno la possibilità di assicurarsi attraverso i Credit default swaps, e lo hanno fatto in maniera tanto massiccia che adesso i Cds sulla Grecia sono quotati a Wall Street 873 punti, il che tecnicamente equivale ad una probabilità di fallimento del 50 per cento. Stesso discorso, fatte tutte le proporzioni, per Portogallo e Spagna. I Cds sui primi sono saliti oltre 450 punti, quelli sui secondi oltre 250, nonostante il buon successo (ma a rendimenti alti) dell'ultima asta di titoli quinquenali spagnoli. Ma torniamo sull'ipotesi che la Bce possa caricarsi i titoli invenduti degli stati a rischio. Avrebbe un indubbio effetto calmiere, ma a che prezzo? Ai professionisti dei mercati del denaro non mancano gli strumenti per impacchettare questi bond più o meno tossici, cartolarizzarli oppure ricollocarli quando le acque si saranno calmate: certamente nell'Eurotower di Francoforte, dove la Banca centrale ha sede, c'è chi è in grado di farlo. Il problema è però il segnale politico di questa eventuale operazione. Fino al 1981 anche la Banca d'Italia era obbligata a comprare i Bot invenduti (e fino al 1951 perfino la Federal reserve americana con i Treasury Bond): erano però gli anni in cui i governi stampavano moneta allegramente, si alimentavano svalutazione e inflazione, e i titoli di Stato costituivano per le famiglie una specie di secondo stipendio. Invece l'intera impalcatura dell'euro è nata con lo scopo opposto, mutuato dalla Costituzione tedesca che obbliga il governo federale a combattere l'inflazione: è nata, cioè, per tenere sotto controllo i bilanci pubblici degli stati, a cominciare da deficit e debito. Sarà interessante capire come ciò potrà avvenire anche per Germania e Francia quando, a fine 2010, si conteranno tutti i sussidi pubblici dati alle banche e alle imprese. Comunque è prevedibile che se si vorrà coinvolgere davvero la Bce nel salvataggio dei paesi a rischio, si dovrà – per motivi d'immagine o di sostanza – mettere sull'altro piatto misure di austerity. A cominciare dal rafforzamento annunciato ieri del patto di stabilità: vedrete che la cosa riguarderà anche noi, e che il già famoso braccio corto di Giulio Tremonti quasi scomparirà nella giacca. È presto per dire se e quali delle promesse e dei progetti del governo subiranno uno stop. Nel frattempo è già possibile, anzi utile, fare un controllo della propria situazione personale e dei propri risparmi, in relazione agli sviluppi futuri. Chi ha il gruzzolo investito in obbligazioni o titoli di Stato (magari non greci) non corre rischi, a meno che non debba liquidare anzitempo queste posizioni. Se anche vede scendere il valore nominale dei titoli, non avrà problemi a riscuotere l'intero capitale se li porta a scadenza, e nel frattempo incassa le cedole. Se ha azioni, farà bene per qualche settimana a tenersi alla larga da internet o dalle pagine finanziarie: siamo in una situazione simile a quella post Lehman Broters, però con una significativa e benefica differenza. E cioè che allora il mondo intero andò in crisi di liquidità; oggi di denaro sui mercati ce n'è fin troppo. Inoltre ricordiamo che la Lehman annunciò ufficialmente la bancarotta il 15 settembre 2008, data divenuta il simbolo di una crisi finanziaria globale iniziata in realtà molto prima. Il 10 marzo 2009 Wall Street ha iniziato a risalire, mettendo poi a segno performance straordinarie. Se è accaduto allora, non c'è motivo per cui non si ripeta oggi; anzi. Per tutti, la bussola dovrà essere di non vendere quando il mondo intero lo fa. Il «panic selling» è infatti il film preferito dagli speculatori. Naturalmente per chi può e ha fegato questo sarebbe anche il momento migliore per comprare: la settimana che inizia vedrà fra l'altro due aste di Bot e Btp (l'11 e il 13 maggio) che potrebbero offrire rendimenti più interessanti del passato. Quanto ai beni rifugio, l'oro è già a livelli altissimi; caso mai è da tener d'occhio il mercato immobiliare, non ancora pienamente ripartito, evitando di lasciarsi sedurre dalle «imperdibili offerte» nelle Cicladi e sulla Costa del Sol, se non altro perché da quelle parti scatterà l'aumento dell'Iva e una patrimoniale è tutt'altro che esclusa. In qualsiasi caso teniamo presente che nulla lascia le cose immutate: l'epoca del super-euro è alle spalle; mentre è in arrivo l'austerità. Per tutti.