Eni apre ad altri partner nel gasdotto SouthStream

Cosìha detto ieri Paolo Scaroni (nella foto), amministratore delegato di Eni, parlando del possibile ingresso di nuovi azionisti nel gasdotto SouthStream (oggi joint venture paritaria fra Eni e Gazprom, in attesa dell'ingresso dei francesi di Edf con una quota che dovrebbe essere del 20%), a seguito dell'assemblea degli azionisti. Scaroni ha sottolineato che sono stati «conseguiti risultati superiori alle aspettative nonostante le difficoltà dello scenario economico e energetico». «Nessuna grande compagnia al mondo cresce come noi» ha detto l'ad, ricordando che «tra il 2005 e il 2009 la crescita della produzione è stata di 200mila barili, a un totale attuale di circa 1,8 milioni di barili al giorno». Il bilancio 2009 si è chiuso con un utile netto adjusted di 5,21 miliardi di euro (-49%) e l'attribuzione del dividendo di 1 euro per azione (nel 2008 era di 1,30). L'importo corrisponde a un assegno di circa 1,2 miliardi per le casse dello Stato. Il Tesoro, che detiene una quota del 20,31%, incasserà circa 813 milioni; la Cassa depositi e prestiti, azionista con il 9,99%, avrà invece circa 400 milioni di euro. Scaroni si è detto soddisfatto della quota di mercato del gas in Italia. «Oggi abbiamo il 21% del mercato europeo e il 40% di quello italiano. Non vogliamo aumentare per evitare strali di autorità e Parlamento e di quanti ambiscono a legiferare in materia». Poi ha sottolineato che «Eni non ha allo studio un dossier nucleare». Riguardo a Snam Rete Gas «il fatto di non averla ceduta, come richiesto da molti attori del mercato, ci ha generato un utile della nostra partecipazione del 65% negli ultimi quattro anni». Quanto ai progetti all'estero l'ad ha sottolineato che non ci sono piani per l'Iran finchè la situazione internazionale e geopolitica «non lo consentirà».