La crisi taglia i redditi

La crisi ha colpito duramente i bilanci familiari. E la conseguenza è stata una riduzione dei consumi e degli investimenti e un incremento dei risparmi. Il periodo compreso tra ottobre 2008 e settembre 2009 sarà ricordato come quello del crollo del potere d'acquisto delle famiglie calato dell'1,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'incertezza per il futuro, il mercato del lavoro sempre più difficile e la sensazione di precarietà hanno indotto le famiglie a rivedere i propri piani di spesa. La fotografia scattata dall'Istat, mette in evidenza che i consumi sono diminuiti in maniera maggiore rispetto al reddito (-1,5%) e la paura del futuro ha fatto crescere la propensione al risparmio (+0,4% e +0,2% su base congiunturale). Complessivamente la propensione al risparmio delle famiglie, ovvero il rapporto tra il risparmio lordo e il reddito disponibile, nel periodo ottobre 2008-settembre 2009 è stata pari al 15,4%. Ma non solo i consumi hanno subito un ridimensionamento. La crisi ha costretto le famiglie ad assumere un atteggiamento più prudente e quindi a rivedere anche gli investimenti (-8,6% su base tendenziale). Su base congiunturale la spesa si è ridotta dello 0,6% e gli investimenti del 2,9%. Il tasso di investimento (ovvero il rapporto tra gli investimenti fissi lordi delle famiglie, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese, e il loro reddito disponibile lordo) si è ridotto dello 0,8%. Anche le società hanno dovuto assumere un atteggiamento più prudente. La quota di profitto si è ridotta di 0,3 punti su base congiunturale e ha quindi costretto a ridimensionare gli investimenti. Il tasso d'investimento (ovvero il rapporto tra investimenti fissi lordi e valore aggiunto lordo ai prezzi base) tra ottobre 2008 e settembre 2009 è stato pari al 22,3%, oltre il 3% in meno rispetto all'anno precedente. I sindacati hanno commentato con preoccupazione questi dati. La Cisl chiede un confronto a tutto campo tra Governo e parti sociali. Per la Uil è «la conferma del grave disagio delle famiglie» mentre la Cgil sottolinea che stanno aumentando le disuguaglianze. Secondo Federconsumatori e Adusbef il calo del potere d'acquisto delle famiglie è maggiore di quello indicato dall'Istat, valutabile tra l'1,8% e l'1,9%, pari a 565 euro all'anno. E ad aggravare la situazione, dicono, «ci sono gli aumenti che si prospettano per il 2010 (dall'assicurazione auto ai trasporti, dai carburanti alle bollette di gas, acqua e rifiuti), che comporteranno una maggiore spesa per le famiglie di 660 euro annui». Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta sostiene invece che lavoratori dipendenti e pensionati «hanno aumentato il loro potere d'acquisto, come differenza tra la dinamica delle retribuzioni e pensioni e la dinamica ridotta dei prezzi, delle tariffe, della benzina e dei mutui».