Fini corteggia le piccole imprese

IlPresidente della Camera Gianfanco Fini è dalla parte delle piccole e medie imprese e per capirlo basta leggere le parole di apprezzamento al loro lavoro che lo stesso presidente ha voluto recapitare in occasione dell'apertura dell'undicesimo forum della piccola industria a Mantova. «La piccola impresa, grazie al suo dinamismo e alla sua costante innovazione, può svolgere un ruolo essenziale nella promozione e nello sviluppo del sistema paese. È dovere delle istituzioni creare le condizioni affinché le risorse di innovazione e intraprendenza di un settore particolarmente vitale della nostra economia possano esprimersi in tutta la loro potenzialità». Un apprezzamento che arriva però dopo che i piccoli imprenditori avevano sonoramente bocciato la capacità di banche e governo di reagire alla crisi. Un giudizio che emerge da un sondaggio condotto dal centro studi Cna in collaborazione con l'Eures dal titolo "L'artigianato, le Pmi e la crisi: percezione, impatto e strategie di uscita". Un'indagine in cui vengono illustrate le reazioni degli imprenditori nei confronti dei loro interlocutori naturali: governi centrali e locali, sistema bancario e associazioni di categoria. L'esecutivo «non ha capito la gravità della crisi», hanno detto gli imprenditori delle Pmi, e poi «ha fatto soltanto promesse» alle quali «non sono seguite azioni concrete». Non solo. Nel mirino anche un altro comportamento manifestato dal governo centrale. L'essere «troppo legato alla grande impresa». Per i piccoli imprenditori, inoltre, il governo, pur avendo avviato alcuni interventi utili, ha agito «in maniera frammentata, senza una politica strategica di sviluppo e di risposta alla crisi» e ciò ha «vanificato, o reso solo parzialmente efficaci, le azioni varate per contrastare la crisi stessa». Promosso quindi il Piano casa ma solo dagli imprenditori dell'edilizia. E ora la pagella sulle banche: «Sono distanti dalle imprese», lamentano imprenditori delle Pmi e artigiani che denunciano non solo l'incapacità degli istituti di credito di valutare un'impresa ma anche la mancanza di volontà nel soffermarsi sulle esigenze e sulle prospettive, focalizzando l'attenzione sulle sole garanzie che queste possono produrre. Non solo. Gli istituti di credito risultano «spesso eccessivamente burocratizzate, per cui sono lunghi i tempi per ottenere una risposta ad una richiesta di finanziamento». Giudizio di insufficienza, ma meno severo di quello toccato alle banche, viene assegnato ai Comuni, «poco efficaci e scarsamente vicini alle aziende». Meglio, ma di poco, è stata valutata la strategia delle Province e delle Regioni nelle azioni di supporto ai tessuti produttivi. Dall'indagine, quindi, emerge in sintesi una «forte e diffusa preoccupazione: potremmo trovarci - è la valutazione condivisa da piccoli imprenditori e artigiani - con un sistema produttivo indebolito e dequalificato in cui le imprese migliori potrebbero cedere il passo a quelle capaci di resistere alla crisi alterando e aggirando le regole di mercato».