Ora servono altre leve per dare fidi alle aziende

Ilprimo certamente sembra destinato a funzionare in pieno, la seconda a metà, la terza misura forse non ha centrato il requisito della necessità e, a quanto sembra evidente dopo il clamoroso rifiuto a farne uso da parte delle due maggiori banche italiane, non ha funzionato interamente. Per essere più precisi il provvedimento ha funzionato nella prima fase, quella di emergenza. Ed è stato particolarmente utile per far capire al mercato che lo stato italiano era disponibile ad aiutare, qualora ce ne fosse stato bisogno, le maggiori banche del paese a recuperare i requisiti di patrimonializzazione. Che, nei mesi concitati della stretta finanziaria mondiale, significava due cose: innanzitutto garantire che le grandi banche italiane avrebbero comunque rispettato i criteri internazionali di stabilità degli istituti di credito, ma poi, cosa anche più importante, tenere a bada gli appetiti di chi avrebbe magari immaginato fantasiose scalate attorno alla proprietà delle banche. Insomma i Tremonti bond hanno funzionato nella fase della deterrenza, quando bastava la parola, ma poi non sono stati utilizzati nella fase successiva, quando avrebbero dovuto funzionare davvero a sostegno del capitale bancario. Perché erano pensati per quella fase, per far fronte alla paura, alla psicosi. Dopo hanno anche mostrato un fondamentale punto di debolezza: finivano per assolvere un compito diverso da quello inizialmente stabilito. Per essere più chiari: una cosa è il sostegno al patrimonio e un'altra è il sostegno al mantenimento dell'attività bancaria che più stava a cuore politicamente al ministro, cioè il flusso del credito al sistema produttivo. Per il primo obiettivo i bond funzionavano, per il secondo no. Perché la concessione di credito in Italia, che ora è molto probabilmente sotto alle aspettative del mercato, non può essere sostenuta rafforzando il capitale, o almeno non solo. Chi determina la disponibilità di credito è la banca centrale non il ministero dell'economia. Lo diciamo non in ossequio alla divisione accademica delle competenze, ma proprio perché non c'è alternativa. Al ministero, o meglio alla politica economica, competono altri strumenti, altrettanto efficaci, per rafforzare il credito: si va dal sostegno ai consorzi fidi, al rifinanziamento delle leggi per il credito all'innovazione, all'uso della leva fiscale per alleggerire gli obblighi delle aziende e facilitare la concessione di credito. I Tremonti bond nascevano come ibrido, tra uno strumento di emergenza e uno di lungo termine, per questo non hanno avuto una lunga storia. Ma le intenzioni con cui erano stati pensati erano e restano buone. Basta indirizzarle verso altri strumenti.